Niente di nuovo sotto il sole. Solo il solito amore sfrenato per le isole del Nord e la consueta viscerale passione per i luoghi fuori dal mondo…
Ebbene, UNST possiede tutti i requisiti, perché si tratta dell’isola abitata che segna l’estremo margine settentrionale delle SHETLAND e di tutto il REGNO UNITO. Oltre i suoi confini , solo qualche spuntone roccioso a frangere i gelidi flutti dell’Atlantico, nella loro spumeggiante corsa verso le terre dei ghiacci.
Ci arriviamo in una giornata d’agosto limpida e ventosissima, con il cuore a pezzi, per aver lasciato quella stessa mattina l’isola di FAIR.
Troppo ventosa perché il piccolo otto posti – di ritorno sulla Mainland – facesse un volo tranquillo, ma abbastanza limpida da mostrarci tutto lo splendore delle isole dall’alto, grandi chiazze di verde galleggianti nel blu, in un continuo chiaroscuro di nuvole impegnate in una corsa sfrenata.
Dentro di noi uno strisciante senso di vuoto, perché FAIR è sì un’isola minuscola, ma con un’anima grande e una personalità fortissima… Staccarsene dopo averla lungamente desiderata, duramente conquistata e intensamente vissuta – minuto dopo minuto, seppure per due giorni soltanto – è come uno strappo profondo che continua a fare male.
Una volta atterrati a TINGWALL (il piccolo aeroporto ubicato più o meno al centro della MAINLAND), una quarantina di chilometri circa ci separano dal primo dei due traghetti necessari per raggiungere UNST.
È vero, la distanza da FAIR – che aumenta dietro di noi – fa male e picchia sullo stomaco come un pungolo, ma ci aiuta a voltare pagina, a lasciarci alle spalle quell’esperienza unica e travolgente, per aprirci alla promessa di qualcosa di nuovo, che si preannuncia altrettanto entusiasmante…
A separare le isole di FAIR e UNST non sono poi quel granché di chilometri (163 in tutto!), eppure per coprirli servono la bellezza di quasi 6 ore di viaggio, suddivise fra tre diverse isole (Fair, Mainland e Yell) e relativi bracci di mare!
A TOFT ci imbarchiamo sul primo ferry, quello che in 20 minuti circa ci porta sull’isola di YELL, la seconda dell’arcipelago per estensione.
YELL è l’isola più brulla, più arida, più piatta e desolata. Un’immensa brughiera silenziosa e solitaria, per due terzi ricoperta di torba, che i turisti sono soliti attraversare in tutta fretta, per raggiungere il porto di GUTCHER sulla costa nord e imbarcarsi per UNST.
Una luce eterea e diffusa inonda il suolo inospitale di YELL, che riluce in un cupo ma affascinante insieme di toni marroni, verdastri e violacei; un grande spazio vuoto in cui lasciar vagare lo sguardo, soffermandosi su quei piccoli dettagli che fanno la bellezza enigmatica del luogo.
Merita una sosta il grazioso villaggio di CULLIVOE, ma la vera e indiscussa star dell’isola è il magnifico insieme di dune erbose che fa da corona alla spiaggia deserta di SANDS of BRECKONS, dove perdersi – strattonati dal vento – fra cumuli di sabbia formata da milioni di conchiglie finemente sminuzzate, lambite da acque turchesi.
Sole, nuvole, pioggia, vento inferocito e poi ancora sole…tutto nella più assoluta normalità di queste latitudini!
Dal porto di GUTCHER, quindici minuti scarsi di navigazione ci consentono finalmente di mettere piede a BELMONT, sull’isola di UNST, dove un cartello coloratissimo – in stile quasi caraibico – ci dà il benvenuto nell’avamposto settentrionale del Regno Unito.
Le possibilità d’alloggio non sono poi molte e ad ospitarci è una formidabile coppia trasferitasi qui dal sud dell’Inghilterra una decina di anni fa – Dorothy e Michael – adorabili, ironici, appassionati proprietari della ZERO CARBON HOUSE (e poi chi l’ha detto che gli inglesi sono freddi e inospitali???), una bellissima casa super-ecologica affacciata sulla baia di UYEASOUND, completamente progettata e realizzata – con ingegno e passione – da Michael.
Dorothy invece, nel corso degli anni, si è specializzata sempre più nelle tecniche tradizionali di lavorazione della pregiatissima lana delle Shetland e realizza capi di alta qualità e dal design innovativo.
Beh, che dire… quella casa e quella gente devono averci fatto un sortilegio!
La nostra stanza immacolata, con quella finestra affacciata sulla baia, bella più di qualsiasi dipinto prezioso, che se avessi potuto, l’avrei stipata in valigia per portarmela a casa; la grande vasca nel nostro bagno, in cui ogni sera ho immerso i miei sogni, leggendo le nuvole nel cielo come in una dolce fiaba nordica; e quei due ospiti perfetti che ci hanno servito il curry più buono del mondo e lo hanno condito con le chiacchiere e i racconti più amabili di questa terra…
L’opera è stata poi completata dalla bellezza dirompente di una natura allo stato brado che domina incontrastata l’isola e che sta sempre lì, pronta a travolgerti e a stordirti, non appena esci dalla porta di casa.
Le nostre pene per aver lasciato l’isola di FAIR sono state ben presto lenite dall’incredibile ricchezza e varietà delle bellezze naturali di UNST, forse la più intrigante di tutte le Shetland (troppo, troppo difficile fare classifiche!!!).
Quante cose entusiasmanti da fare, vedere e sperimentare! Ma anche piccole chicche curiose o buffe… e ognuna di esse sottilmente pervasa di quel magico alone di irrealtà che spesso caratterizza le terre di confine.
Strano ma vero, ad UNST c’è persino un castello – o meglio – quel che è rimasto del castello di MUNESS, fatto edificare nel 1598 da un diretto discendente del famoso eroe scozzese ROBERT de BRUCE. Accedere alle rovine è semplicissimo, basta varcare un piccolo cancello avendo cura di richiuderlo dietro di sé…e poi via libera fra quelle mura possenti e antiche, a caccia di scorci da urlo sull’oceano, verso l’isola di FETLAR.
Non lontano dal castello, c’è anche una splendida baia dove non c’è mai l’ombra di un’anima viva, fatta eccezione ovviamente per quella di qualche pecora, impegnata a brucare l’erba salmastra che cresce fra i resti di antiche “long houses” (tipiche abitazioni vichinghe). Si tratta della baia di SANDWICK, una fantastica mezzaluna di sabbia circondata da verdissimi pascoli, uno spazio incontaminato tutto per noi, dove passeggiamo piacevolmente, sempre inseguiti da enormi e agguerrite nuvole nere, che ci mostrano – tutto d’un tratto – quanta acqua possa mai sparare il cielo nel giro di pochi minuti!
Ad UNST non manca neppure un museo – un piccolo gioiello chiamato “BOAT HAVEN” – allestito all’interno di un pittoresco capannone verdino nel villaggio di HAROLDSWICK. Un vero concentrato di cimeli marinari di vario tipo – imbarcazioni a remi, vele, reti, bussole, àncore, documenti, vecchie fotografie e tanto altro ancora – esposti con grande cura e dovizia di particolari, e in grado di offrire una toccante testimonianza dei tempi lontani in cui Unst (e tutte le Shetland) erano centri importantissimi per la pesca e l’industria delle aringhe.
Per vivere il brivido di mettere piede sulla spiaggia più a nord dell’intero Regno Unito, bisogna andare a SKAW, un arenile esposto alla furia dei venti e delle correnti, come si intuisce dall’abbondante lascito di alghe sulla battigia. E poi restare lì a guardare l’orizzonte, con l’odore di salmastro fin dentro il midollo spinale, mentre il vento ti annoda i capelli e ti picchia forte in faccia.
Gli scorci da cartolina più pittoreschi, li regala invece la baia di NORWICK, fotogenica da morire, con le barche colorate in secca che sembrano messe lì apposta per la gioia dei fotografi, e i piccoli cottage bianchi e grigi lungo la spiaggia di ciottoli misti a sabbia.
Qualcosa di bizzarro ci obbliga ad una sosta lungo il ciglio della strada… perché nessun viaggio a UNST sarebbe completo senza una visita al più famoso, divertente, insolito, incredibile BUS SHELTER del mondo…
Lo trovi lì, vicino al villaggio di BALTASOUND – pronto ad offrirti riparo dalla pioggia mentre aspetti l’autobus – tutto agghindato fin nei minimi particolari, ogni anno secondo un tema diverso (all’epoca della nostra visita era quello di Nelson Mandela). Che piaccia o no, non si può lasciare UNST senza prima esserci entrati!
A ricordarci che ci troviamo nella Scozia “vichinga” è un imponente vascello “parcheggiato” nella baia di HAROLDSWICK che ci piace immaginare sopravvissuto a chissà quali tempeste oceaniche e terribili arrembaggi – in realtà una copia fedele (e in dimensione originale) della GOKSTAD, una grande imbarcazione norrena del X secolo.
Ci si può salire tramite una scala e sentirsi per un attimo feroci condottieri vichinghi, mentre viene spontaneo chiedersi come fosse possibile domare l’Atlantico a bordo di quei mastodonti lignei privi di uno straccio di riparo!
Ma il meglio deve ancora venire, perché il nord ovest dell’isola tiene in serbo per noi scenari naturali così straordinari e di una grandiosità così selvaggia, così integra, così avvincente, che spiegarla a parole non è proprio possibile: per capire bisogna salire a SAXA VORD (ex base militare della RAF ora dismessa) e restare lì, con gli occhi puntati su panorami da capogiro, che abbracciano tutta la baia di BURRAFIRTH e oltre, in una magia di effetti di luce e di colore che sembrano appartenere ad un altro pianeta.
Ma su tutto e più di tutto, bella come un freddo paradiso ventoso e brulicante di vita, forte come un pugno che non t’aspetti dritto nello stomaco, incredibile come un miraggio dopo chilometri di deserto, ecco che dopo svariate ore di cammino lungo passerelle in legno che sembrano galleggiare nel nulla più assoluto, ti appare la riserva naturale di HERMANESS.
E lì ti senti quasi svenire per l’emozione. Piccolo e insignificante di fronte allo spettacolo che migliaia di uccelli marini mettono in scena su un enorme palcoscenico che non necessita di pubblico.
Quello è il loro regno. A te il privilegio di assistere al miracolo della natura che lì si ripete ogni giorno, in qualsiasi condizione meteo. Un luogo con i suoi ritmi e le sue stagioni, ma del tutto fuori dal tempo. Un luogo che ti inchioda lì, con il cuore colmo di stupore e profonda ammirazione, mentre all’orizzonte si profila lo scoglio aguzzo di MUCKLE FLUGGA, con il suo faro bianco abbarbicato alla roccia scura, a segnare il confine del mondo…
4 Comments
francesca
18 Agosto 2018 at 7:20Cara Ilaria
Desidero lasciare un commento proprio qui perché di tutto ciò che ho amato a Shetland nulla mi è entrato nel cuore tanto potentemente quanto Unst. Sarà stato dormire a Hermaness in compagnia di pecore, vitelli e uccelli, o sulla spiaggia di Norwick, cullata dal rumore dolce del mare. Ho rivisto nelle tue foto le spiagge dove ho lasciato liberi i miei cani, i miei adorati compagni di viaggio. Mi manca ogni giorno il silenzio delle isole, che silenzio non è tra il vento e i suoni della natura, ma appunto, quelli sono i suoni di cui dovremmo essere circondati, non il traffico che sento ora. Grazie per il tuo bellissimo sito, e grazie al destino per il nostro primo e soprattutto secondo incontro.
ilaria
18 Agosto 2018 at 10:05Che piacere immenso Francesca leggere il tuo commento, apprezzo davvero tantissimo questa testimonianza della tua recente esperienza di viaggio in solitaria (o quasi!) fin lassù… nelle magnifiche Shetland!!! Unst è il tetto del mondo che più amo… il tetto della mia adorata Scozia! Un luogo straordinario e meravigliosamente estremo dove davvero ti senti ai margini dell’universo e dove la natura ti travolge con la sua energia dirompente e purissima! Il nostro duplice incontro a Westray è stato un bellissimo dono del destino… incredibile come a volte magicamente si incrocino i cammini di noi anime in cerca di pace, semplicità, bellezza e silenzio. Che poi, come dici tu, silenzio non è… è la voce meravigliosa della natura che ci richiama a sé e che ci sottrae, almeno per qualche istante, dal chiasso assordante di un mondo che sentiamo estraneo. Un grande abbraccio e speriamo di incontrarci presto di nuovo!
Francesca
13 Ottobre 2018 at 10:44Grazie per questo blog. Anche io soffro di mal di Scozia. Sono alcuni anni che non vado e penso spesso al mare, al vento, a quella sensazione di vastità che ti regala.
ilaria
14 Ottobre 2018 at 4:46Ciao Francesca, grazie a te per avermi scritto, quando il mal di Scozia si fa sentire (cioè sempre, tranne che nei brevi periodi vissuti lassù) è un gran sollievo poter condividere la nostalgia con chi, come me, ama profondamente quella terra! Starle lontana è per me una sofferenza persino fisica e il blog è la mia medicina. Felicissima che possa aiutare anche te! Ti auguro di poter tornare presto sul posto per sentire di nuovo su di te e intorno a te il battito di quella natura meravigliosa, un abbraccio