Ho desiderato andarci fin dalla prima volta che mi capitò di vederlo ritratto in fotografia. Un luogo del tutto particolare, di quelli che ti catturano e ti restano impressi al primo sguardo. A renderlo speciale una costruzione solitaria che pare quasi piovuta dal cielo per sistemarsi lì su un’altura a dominare un panorama mozzafiato.
Lì per lì quella struttura insolita, bizzarra nella forma e vagamente misteriosa, mica lo capisci esattamente cosa sia! Forse le rovine di un tempio grandioso o di un’antica abbazia? Quel poco che resta di un castello derelitto? La scenografia posticcia di qualche film fantasy? Oppure cos’altro ancora???
Insomma tutto ci si potrebbe aspettare su una collina nelle Highlands ma mai di trovarci la riproduzione più o meno fedele della porta di una fortezza (o di una città, le notizie non sono del tutto chiare) del sud dell’India!
Ebbene sì, secondo una tradizione di lunga data il FYRISH MONUMENT, altro non sarebbe che la ricostruzione di una delle PORTE DELLA FORTEZZA DI NEGAPATAM ubicata lungo la costa meridionale dell’India. A farlo erigere intorno al 1782 fu il generale SIR HECTOR MUNRO di Novar, un signore nativo dell’area, il quale dopo avere prestato servizio per molti anni nell’esercito inglese in India con grande successo e distinzione, una volta tornato in patria volle commemorare così la sua vittoria sugli olandesi che a quel tempo occupavano NEGAPATAM.
A spiegare la costruzione del FYRISH MONUMENT non ci sarebbe però soltanto l’autocelebrazione, ma anche una motivazione ben più nobile. Avrete senz’altro sentito parlare delle “CLEARANCES”, quel triste fenomeno sociale che all’inizio nel XVIII secolo causò il progressivo spopolamento delle Highlands in seguito all’abbandono forzato delle aree rurali da parte dei contadini. Poiché a quel tempo la popolazione locale veniva scacciata dai proprietari terrieri (LAIRDS) dalle terre che per generazioni avevano abitato e lavorato, la sopravvivenza di molti era messa a dura prova e la costruzione di quel monumento serviva dunque a mantenere un lavoro per la gente del posto. Si dice addirittura che Sir HECTOR facesse rotolare di proposito le pietre necessarie alla costruzione dalla cima della collina fin giù a valle per prolungare il lavoro e giustificare così il pagamento di ore aggiuntive ai lavoratori (secondo i principi dell’epoca, infatti, elargire denaro ai poveri senza chiedere in cambio lavoro li avrebbe resi pigri)
Sia come sia, da allora quel monumento è diventato parte integrante del paesaggio che circonda EVANTON, una piccola località dalle parti di ALNESS (poco più di mezz’ora d’auto a nord di Inverness) e può essere visto da molte miglia di distanza, assomigliando a piccoli denti in cima alla collina.
Arrivarci con i mezzi è un po’ complicato: la fermata d’autobus e la stazione ferroviaria più vicine si trovano infatti ad Alness e per arrivare sul posto occorre aggiungere 2 km all’andata e poi di nuovo al ritorno; decisamente più semplice (e soprattutto più rapido!) raggiungere in auto l’apposito parcheggio che si trova sulla sinistra lungo la strada secondaria che porta a BOATH.
Il JUBILEE PATH parte ondeggiando fra i profumi del bosco proprio dietro al parcheggio, alternando tratti abbastanza ripidi ad altri più dolci che concedono ogni tanto una tregua. Il sentiero incrocia presto una strada forestale e prosegue dritto in salita per poi scendere più avanti una rampa di gradini in pietra che porta nel punto più basso, dove una piccola passerella oltrepassa un ruscelletto gorgogliante. Una volta risaliti sul lato opposto si continua a camminare fra gli alberi fitti sentendosi un po’ come dentro una pineta di casa nostra, ma con l’erica che cresce qua e là rigogliosa a ricordarci che invece siamo in Scozia! E se la stagione è quella giusta, non si potrà certo rinunciare a una bella scorpacciata di mirtilli, che qui – come tutto d’altronde – hanno un sapore davvero speciale perché a riempirli d’energia sono il suolo e la pioggia scozzese!
Il sentiero sale, sale e mentre le gambe dei meno allenati potranno forse cominciare a dare segni di stanchezza, ecco che il bosco gradualmente si dirada… un frammento d’azzurro compare fra le cime degli alberi, poi uno squarcio più grande finché l’orizzonte non irrompe sulla scena espandendosi in un vasto respiro. Dimenticavo: prima di giungere in cima, sulla sinistra, vale la pena concedersi una sosta presso un tranquillo laghetto scintillante che compare fra i pini come una piccola macchia di blu incorniciata dal viola dell’erica e dalla vegetazione rigogliosa.
Ora bisogna fare l’ultimo sforzo, la meta si avvicina… uno strappo finale di mezzo chilometro tutto in salita ed eccoci al cospetto del FYRISH MONUMENT! Visto da vicino, incastonato sulla cima del CNOC FYRISH come una grande corona preziosa, il monumento impressiona più del previsto ed emana un fascino molto particolare: nove massicce colonne circolari di cui quattro centrali collegate da tre archi a sesto acuto e culminanti in curiose merlature tozze cui si aggiungono altre quattro colonne esterne, sfalsate e incomplete, mentre una colonna più piccola e più bassa blocca l’arco centrale. I panorami circostanti, beh, semplicemente straordinari, persino in una giornata terribilmente bigia e per niente limpida come quella capitata a noi: ai nostri piedi l’intera estensione argentea del Cromarty firth, un profondo fiordo che incide la terra consegnandola al Mare del Nord mentre lo sguardo rimbalza fra verdi colline appena accennate e poi, verso l’entroterra, la mole massiccia del BEN WYVIS che però possiamo solo immaginare perché celata ai nostri occhi da nuvole basse sempre più dense e minacciose che giungono rotolando veloci come onde nel vento che soffia da nord.
Gironzoliamo a lungo lì intorno, godendoci a piccoli sorsi la nostra conquista, pieni d’entusiasmo e con i volti sferzati da folate sempre più gelide ed energiche, sotto un cielo profondamente grigio e così intriso d’umidità da poterla tagliare con il coltello. Del meteo in fin dei conti non potrebbe fregarci di meno. I nostri cuori esultano… il FYRISH MONUMENT era il nostro sogno… lo abbiamo voluto, aspettato, cercato… ed ora è una bellissima realtà, proprio lì davanti a noi!
La discesa vola via in un soffio. Sebbene a un certo punto un cartello segnali un sentiero alternativo, scegliamo di percorrere la medesima strada. Colpa di un cielo troppo imbronciato che ci suggerisce di non rischiare. Per stavolta va bene così, perché se Dio vuole quassù ci torneremo, eccome se ci torneremo!
È raro che una camminata tanto semplice e alla portata di tutti riesca a regalare panorami altrettanto splendidi e altrettanta soddisfazione! Per cui se vi trovate in zona non perdetevela: qualunque sia la tabella di marcia, interrompetela e dedicate tempo ed energie a questo insolito gioiellino… parola mia, grandi emozioni e bellissime foto sono garantite (meteo permettendo, of course 😜)
LA NOSTRA CAMMINATA IN BREVE:
DISTANZA PERCORSA: 6 km / 3,75 miglia (andata e ritorno)
TEMPO COMPLESSIVO: 2 ore/ 2 ore e mezza (a seconda del passo e del numero e durata delle soste)
DISLIVELLO: 300 m circa
TERRENO: comodo sentiero nel bosco con discreti saliscendi
TRASPORTO PUBBLICO: servizio di autobus e treno per Alness; nessuno da Alness al punto di partenza (due chilometri da percorrere a piedi in ciascuna direzione)
INIZIO: piccolo parcheggio sulla strada secondaria per Boath
Nota Bene: NON SONO PRESENTI PUNTI DI RISTORO LUNGO IL PERCORSO
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