Mi hanno sempre affascinato i grandi spazi aperti dall’aspetto un po’ lunare, dove l’occhio può spaziare in piena libertà senza mai inciampare in nulla che sia ad essi estraneo.
Ecco perché ho amato da subito la vasta distesa brulla dell’ALTOPIANO DELLA GARDETTA, grande abbastanza da piazzarsi come un ampio crocevia nel mezzo di tre valli – Valle Maira, Valle Grana e Valle Stura di Demonte – e desolato abbastanza da far pensare a latitudini diverse e, soprattutto, più estreme.
No, non siamo nel Tibet e nemmeno nelle Highlands scozzesi.
Siamo invece in Piemonte in provincia di Cuneo, a 2.300 metri sul livello del mare, là dove l’aria comincia a farsi rarefatta e dove la voce del vento ama mescolarsi con il grido dei rapaci di passaggio. Un luogo dove la natura vive una vita “separata” che poco ha da spartire con quella degli uomini; dove a colpire al primo sguardo è la grandiosità spoglia di una piana erbosa dai confini sfuggenti, incorniciata da splendide cime create da millenni di movimenti tettonici e sconvolgimenti climatici. Una su tutte a renderne inconfondibile il profilo è ROCCA LA MEJA, la montagna-simbolo della Valle Maira, uno spuntone di roccia talmente affilato e dal fascino così ipnotico da attirare subito l’attenzione su di sé per trattenerla con prepotenza, come un polo magnetico da cui è praticamente impossibile staccare gli occhi.
Un luogo che accende la fantasia e fa viaggiare l’immaginazione. Basta vederlo una volta per non dimenticarlo mai più… lo riconosceresti fra mille per il resto della vita! Basta arrivarci seguendo uno qualsiasi dei tanti percorsi possibili per desiderare immediatamente di ripetere l’esperienza arrivando per una via diversa. Tornare lì a godere di nuovo di quello spettacolo e trovarlo ogni volta più incredibile.
Ebbene, questo luogo straordinario nel 2001 fu dichiarato PATRIMONIO GEOLOGICO ITALIANO per la massiccia presenza di tracce evidenti del passaggio delle varie ERE GEOLOGICHE: osservandolo bene non è poi così difficile immaginarlo come un immenso fondale marino, quello che più di trecento milioni di anni fa occupava tutto questo spazio quando l’OCEANO DEL TETIDE separava la placca Europea da quella Africana.
La presenza sulla sua superficie di strade militari sterrate, di vecchie casermette e di bunker in stato d’abbandono o ridotti a poche macerie restano il segno tangibile di un passato molto più recente che a sua volta ora non c’è più. A volerli fu Mussolini già negli anni ’30 quando i maggiori Stati europei si affannavano a fortificare i propri confini per renderli invalicabili agli eserciti nemici. Utilizzati durante il secondo conflitto mondiale, poi abbandonati e in parte demoliti per effetto del trattato di Parigi del 1947, sono in gran parte liberamente visitabili. Per assurdo quel che ne rimane vive ora in simbiosi con la montagna e sembra farne parte come se la natura si fosse riappropriata anche dei pochi spazi che l’uomo in passato era riuscito a sottrarle per i propri scopi.
COME RAGGIUNGERE L’ALTOPIANO DELLA GARDETTA?
Trovandosi all’incrocio fra tre valli, l’altopiano ha più punti d’accesso da ciascuna delle bellissime vallate che in esso si ricongiungono.
Due in particolare le vie d’accesso dalla VAL MAIRA, nostro punto di partenza:
1. la più semplice è quella che parte dal COLLE DEL PREIT, a una quota di 2083 metri slm. Arrivando da PONTE MARMORA e passando attraverso il comune di CANOSIO occorre procedere lungo una stretta strada asfaltata che salendo tortuosa si fa sempre più panoramica, fino a raggiungere un parcheggio a pagamento (€10,00 per l’intera giornata) dove lasciare l’auto e partire alla scoperta di un meraviglioso territorio incontaminato e selvaggio. ATTENZIONE però: nei weekend estivi e per tutto il mese di agosto l’accesso al colle è a numero chiuso (40 posti auto) e per assicurarsi un posto la mattina occorre arrivare per tempo! In alternativa si può usufruire del più capiente parcheggio che si incontra a quota 1.660 alla GRANGE SELVEST (€5,00 per l’intera giornata) e da lì raggiungere l’altopiano a piedi percorrendo un sentiero che comporta un dislivello di 600 m e più; o ancora, si può approfittare del servizio navetta che nella sola alta stagione a intervalli regolari porta fino al parcheggio superiore (€5,00 a persona a/r). Da qui raggiungere il RIFUGIO GARDETTA è una semplice e godibilissima passeggiata in dolce salita lungo un’ampia e soleggiata strada militare che può essere agevolmente percorsa anche in mountain-bike. Seguendo l’evidente tracciato che sale sulla destra alle spalle dell’agriturismo LA MEJA ci si trova rapidamente immersi nel regno incantato della GARDETTA, i cui panorami si fanno via via più grandiosi mentre si procede in un ambiente magicamente spoglio e suggestivo, “abitato” nella bella stagione da mandrie al pascolo pigramente adagiate fra verdi orizzonti profilati da vette maestose.
È pieno agosto, ma durante la nostra salita il senso di pace non ci abbandona mai nonostante la presenza di altri escursionisti e il frequente passaggio di gruppetti di ciclisti rapidamente dispersi nella vastità dell’ambiente montano. Dopo circa un’ora ecco che il rifugio compare sulla piana fra piccole conche e dossi erbosi, con le sue imposte rosse che spiccano su spesse pareti grigie di sasso.
Il nostro sogno? Dormire una notte in una delle tende coibentate collocate davanti al rifugio e risvegliarci lì nel silenzio di un’alba rosata. Una volta raggiunto il rifugio vale la pena fare un piccolo sforzo in più e affrontare la salita verso il PASSO DELLA GARDETTA, uno splendido balcone panoramico che offre una straordinaria visione d’insieme dell’altopiano con la guglia aguzza delle MEJA proiettata verso il cielo a dominare l’immensa piana dove rimangono ben visibili i resti di alcuni insediamenti militari risalenti al secondo conflitto mondiale.
2. la seconda e forse ancor più spettacolare via d’accesso all’altopiano parte invece dal comune di ACCEGLIO passando per il magnifico VALLONE DI UNERZIO, una boscosa valle appartata intrisa di pace e profondo silenzio, punteggiata qua e là di piccole borgate che appaiono alla vista come cenni di civiltà magicamente emersi dal verde in un ambiente squisitamente selvaggio: PRATOROTONDO, CHIALVETTA, VIVIERE… poche manciate di case dai tipici muri in pietra dove a regnare è la calma più assoluta persino nel pieno della stagione estiva. Il punto di partenza consigliato si trova appena oltre VIVIERE, borgo (come molti altri in valle) un tempo abbandonato e tornato oggi a nuova vita come delizioso ALBERGO DIFFUSO. La strada asfaltata si ferma poco più su e solo chi dispone di un mezzo 4×4 (o comunque bello alto) potrà proseguire oltre lasciando l’auto in qualche slargo lungo lo sterrato che sale in un rado bosco di larici costeggiando il torrente Unerzio. Un pilone votivo annuncia l’arrivo a PRATO CIORLIERO a quota 1.940 m sul livello del mare, un vasto pianoro che riempie gli occhi di verde smeraldo e le orecchie del rintocco dei campanacci delle mucche al pascolo
Tutt’intorno un anfiteatro di cime mozzafiato fa presagire i paesaggi strepitosi che ci attendono lungo il cammino. I grandiosi panorami verso la massiccia mole del monte Oronaye fanno dimenticare la fatica – tutto sommato contenuta – dei 500 m di dislivello che ci separano dalla meta. Strappi ripidi si alternano a tratti più dolci che rendono la camminata davvero piacevole oltre che altamente spettacolare. Resti di fortificazioni, caserme e casermette abbarbicate fra le rocce lungo il cammino restano lì a testimoniare l’importanza strategica di tutta quest’area durante il secondo conflitto mondiale. Arrivare al PASSO DELLA GARDETTA è un tuffo al cuore: lo spettacolo dell’altopiano si apre agli occhi come una rivelazione; un’esplosione di spazio in cui liberare gli occhi e l’anima e i pensieri. Non ci resta che accovacciarci sul prato e goderci lo spettacolo in religioso silenzio , mentre il rifugio in pietra dalle belle imposte rosse ci fa l’occhiolino 100 metri circa più sotto.
Fermarsi lì sarebbe però un vero peccato. Perché, qualunque sia la via d’accesso prescelta, il PASSO DELLA GARDETTA non solo è la splendida meta di una facile escursione che regala panorami pazzeschi al prezzo di uno sforzo contenuto, ma è anche il fantastico PUNTO DI PARTENZA per ulteriori percorsi che comportano vari gradi d’impegno e difficoltà.
A chi sentisse di avere benzina residua nelle gambe e volesse puntare ancora più in alto senza tuttavia sfiancarsi troppo, fra le tante opzioni possibili consiglio senz’altro una delle seguenti, entrambe ben segnalate in cima al passo:
1 – BRIC CASSIN
Una cimetta facile facile che ci ha regalato panorami grandiosi e bellezza selvaggia oltre ogni aspettativa! Una volta in cima al Passo nel punto d’incrocio fra più sentieri e avendo di fronte l’altopiano con la mole acuminata della MEJA (tenendosi quindi alle spalle le splendide cime dell’Oronaye) ci si avvia al Bric Cassin sulla sinistra seguendo il crinale della montagna e godendo di nuove intriganti prospettive della vasta distesa brulla dell’altopiano. Quando poi il sentiero si dirige a destra verso la cima (ben più impegnativa) del CASSORSO, occorre deviare di nuovo a sinistra in direzione nord-ovest salendo a mezza costa su facili prati circondati da panorami d’ampio respiro che proiettano lo sguardo lontano. Seguendo le tracce in dolce salita ci si ritrova infine su un sentiero più evidente che si infila in una zona completamente rocciosa con la piccola vetta del BRIC CASSIN individuata da coloratissime bandierine tibetane fissate al classico ometto di pietre. Proseguendo oltre lungo la cresta, il cammino si fa via via più difficile e conduce in un magico mondo roccioso dove piccole cime impervie si alternano a grandi precipizi e dove scorci da brivido e panorami grandiosi ti fanno sentire sul tetto del mondo a “soli” 2.600 m d’altezza!
2. PASSO DI ROCCA BRANCIA
Si tratta del bellissimo valico collocato sul crinale che separa le valli STURA di DEMONTE e MAIRA. Una volta in cima al PASSO basta seguire le indicazioni e immettersi brevemente sulla sterrata ex militare proveniente dai pascoli sottostanti. Seguendone il tortuoso percorso in moderata salita ci si inoltra in un selvaggio anfiteatro roccioso straordinariamente panoramico che si mostra allo sguardo in tutta la sua mirabile interezza. Facendo attenzione alle possibili frane e a qualche insidiosa strettoia si procede lungo il sentiero che correndo a ridosso del fianco scosceso della montagna forma un ampio semicerchio fino al PASSO di ROCCA BRANCIA (m. 2620). Un punto perfetto per ammirare gli affascinanti scorci lungo il versante della Valle Stura e sognare così la meta per un prossimo avventuroso viaggio 😉
Ma ora che l’estate è soltanto un lontano ricordo e che progetti di nuovi viaggi a breve scadenza non ce ne sono, posso solo chiudere gli occhi e tornare con la mente fra gli scenari intatti di questa magnifica parte di mondo che ancora in pochi conoscono (e per fortuna!) immaginandone il fascino sempre nuovo e l’atmosfera in continua trasformazione nel corso delle stagioni… i colori che dal verde brillante si stemperano in dolci pennellate autunnali e poi in toni bruciati per sfumare sempre di più fino ad annullarsi nel bianco candido dell’inverno; il silenzio che avvolge tutto come una coperta spessa che protegge dal freddo pungente e gli spazi che ancora più vuoti di presenza umana si fondono e confondono con l’universo infinito.
ALTOPIANO DELLA GARDETTA. Uno di quei luoghi speciali che lasciano il segno. Luoghi con un’anima forte che né i segni del tempo né il passaggio dell’uomo potranno mai scalfire. Un luogo che chiunque ami la natura selvaggia deve vedere assolutamente… e soprattutto SENTIRE ❤️
2 Comments
antonella gorini
22 Novembre 2021 at 20:40Ciao Ilaria!
Il passo della Gardetta è proprio un “luogo speciale”, che scenari selvaggi e la Rocca La Meja mi ha ricordato l’Old Man of Storr…
Grazie per averci fatto scoprire un altro magnifico luogo!
Un abbraccio
ilaria
22 Novembre 2021 at 22:22Ciao Antonella, in effetti sì, quella guglia acuminata riporta alla mente il profilo aguzzo dell’Old Man of Storr! Ho desiderato vedere l’altopiano della Gardetta con i miei occhi dal primo momento in cui mi è apparso in fotografia… quella vasta distesa brulla ha subito acceso una scintilla nel mio cuore! Ed esserci di persona ha confermato alla grande la mia prima impressione. Un posto speciale che ti stra consiglio di visitare! Un grande abbraccio