Con un anniversario importante da festeggiare in tempo di Covid (ovviamente prima di questo nuovo lockdown), pochissimi giorni a disposizione, un budget limitato e nessuna voglia di infilarci su autostrade italiane sempre troppo trafficate, ecco che si rende necessario farci venire un’idea brillante e individuare una meta che sia:
– NON TROPPO LONTANA DA CASA
– NON TROPPO COSTOSA
– POCO AFFOLLATA
– MA COMUNQUE APPAGANTE e A SUO MODO SPECIALE!
Una meta che ci consenta di trascorrere qualche giorno di pieno relax a contatto con la natura… ma anche di fare il pieno di belle emozioni, colori autunnali, panorami spettacolari e – perché no – buon cibo!
In fondo le mete alternative sono o non sono la mia specialità!?!??!
Amo i luoghi “segreti” e poco noti di un amore spontaneo e quasi infantile e sebbene la mia passione trovi normalmente sfogo soltanto un bel pezzetto più a nord, nell’impossibilità di raggiungere la nostra adorata Scozia ecco che mi balena l’idea di spendere i pochi giorni di vacanza che ci sono concessi in un luogo a “due passi” da casa… ma chissà perché – ormai da tempo immemore – totalmente fuori dalle nostre consuete rotte!
Un luogo che per noi è un vero e proprio balzo nel passato, ai tempi in cui da Cremona (la mia città) nelle torride domeniche d’estate si partiva la mattina presto in comitiva per andare a cercare refrigerio e aria di vacanza nelle acque limpide del FIUME TREBBIA.
Ohhh sì, eccome se le ricordo quelle domeniche… tappa fissa a Perino per approvvigionarci di una certa quantità di focaccia alla ligure e di bibite in bottiglia da immergere nell’acqua gelida del fiume per tenerle in fresca. E ricordo le curve e i tornanti infiniti per arrivare fino a Marsaglia; poi la ripida discesa da fare a piedi (e relativa salita al ritorno) su un sentiero sterrato che portava ad un punto in cui l’acqua del fiume era così profonda da potercisi tuffare dall’alto di uno sperone roccioso.
Sì, l’idea mi piace. Mi ci appassiono.
È un revival che mi stuzzica, anche perché – già lo so – guarderò tutto con occhi nuovi e totalmente diversi. Non sarà lo stesso fiume e affinerò lo sguardo per scoprire tanto di più rispetto ad allora!!!
Comincio subito a cercare foto e articoli sul web, indirizzi di agriturismi e bed&breakfast della zona. E mi capita pure di leggere una recensione che recita testualmente così: “…inoltrandosi nell’alta valle, in direzione di Chiavari, ci sono scorci che non hanno nulla da invidiare alle strette e scoscese VALLI SCOZZESI… ”
Ho letto beneee??? VALLI SCOZZESI???? Beh, non esageriamo… ma se non è un segno questo!!!!!! Ogni dubbio è fugato… la VAL TREBBIA è la META ALTERNATIVA GIUSTA PER NOI!!!
Così è deciso, si parte in direzione Piacenza!
MA COSA CI SARÀ MAI DA FARE/VEDERE IN TRE GIORNI PIENI IN VAL TREBBIA? Ecco la domanda che qualche scettico mi ha subito posto…
La risposta è: molto ma molto di più di quanto io stessa avrei mai immaginato, al punto che dal giorno in cui l’ho lasciata per tornare alla base, non faccio altro che pensare al prossimo giretto in quella zona 😜
ECCO, GIORNO PER GIORNO, QUELLO CHE SIAMO RIUSCITI A FARE E CHE CONSIGLIO VIVAMENTE DI NON PERDERSI A CHIUNQUE CAPITI DA QUELLE PARTI!
GIORNO UNO:
1. RALLIO DI MONTECHIARO e MONTECHIARO ACQUESIO
Arrivando da Piacenza e proseguendo in direzione BOBBIO lungo la SS45, qualche chilometro oltre RIVERGARO (se ne avete il tempo, il piccolo centro storico merita una breve sosta) scorgerete sulla sinistra un cartello che segnala la strada secondaria in salita che porta a RALLIO DI MONTECHIARO, un sonnolento paesino di quattro case immerso fra incantevoli paesaggi collinari. Il campanile giallino della chiesa parrocchiale spicca da lontano nel verde ancora brillante di un giorno di metà ottobre, mentre la pace assoluta che regna tutt’intorno rende i panorami incredibilmente rilassanti e ancora più ampi ai nostri occhi. Ben visibile anche la mole merlata del CASTELLO DI MONTECHIARO, uno dei tanti manieri presenti da queste parti. Vale la pena proseguire oltre le ultime case del villaggio per godere del fantastico colpo d’occhio che si apre su TRAVO, uno dei principali centri abitati della valle, annidato lungo il corso del fiume Trebbia.
L’aria autunnale è dolce e profumata, il sole è ancora caldo; macchine in transito se ne vedono pochissime, più che altro ciclisti di passaggio. Proseguendo in quella direzione la strada scende fino a ricongiungersi con la statale; noi facciamo invece dietrofront per infilare la deviazione sulla sinistra che porta alla piccola frazione di ACQUESIO appollaiata sulla collina in un angolo di campagna così idilliaco da trasportarci per un attimo in Toscana. A rafforzare la suggestione è l’ORATORIO DI SAN GIUSEPPE, che ci appare sullo sfondo di grandi campi arati disposti lungo il fianco di morbide colline inondate di sole; minuscolo e silenzioso, con la sua porticina di un colore grigio-azzurro leggermente sbiadito a cui fanno la guardia due alti cipressi color verde scuro.
2. SAN SALVATORE e le ANSE DEL FIUME TREBBIA
Dopo avere effettuato il check-in presso il bellissimo b&b TORRE DEI MAGNANI (di cui vi parlerò in coda all’articolo) collocato nei pressi di RALLIO DI MONTECHIARO, ripartiamo subito in direzione BOBBIO, avendo però come meta la piccola frazione di SAN SALVATORE, un borgo di poche case in gran parte abbandonate, aggrappate alla roccia a picco sul fiume Trebbia in un punto bellissimo in cui il letto del fiume forma una spettacolare serie di anse che serpeggiano sinuose fra dirupi boscosi disegnando incredibili paesaggi selvaggi a perdita d’occhio. Fra le case a colpire l’attenzione è la bella chiesetta di SAN SALVATORE, che vanta una deliziosa struttura in pietra d’epoca medievale; mentre in fondo al paese una stradina in discesa che si addentra nel bosco porta fin giù in riva al fiume. Mi raccomando, non spaventatevi se un cartello vieta l’accesso ai non autorizzati… abbiamo chiesto a un signore del posto che ci ha garantito che il transito a piedi è consentito! Ma il punto migliore da cui osservare e fotografare lo straordinario spettacolo messo in scena in questo tratto dal fiume Trebbia si trova in cima alla salita appena prima dell’ingresso al paese: un colpo d’occhio che incanta e che non si dimentica… assolutamente da non perdere e da immortalare!
3. IL BORGO DI BRUGNELLO
Un borgo piccolissimo e decisamente fuori mano, ma di grande impatto visivo, abbarbicato com’è alla sommità di un ripidissimo sperone roccioso che sovrasta maestoso il corso sinuoso del fiume Trebbia. Per raggiungerlo occorre imboccare una stretta e tortuosa strada secondaria che dal centro abitato di MARSAGLIA si inerpica sul fianco della collina in una fitta serie di tornanti. I deboli di stomaco certo ne risentiranno un po’, ma niente paura… la tortura sarà breve e una volta lassù saranno ripagati dalla magia di un luogo dove il tempo pare sospeso. Da evitare se possibile l’alta stagione soprattutto nel fine settimana; meglio andarci invece in un giorno feriale o magari in autunno o in pieno inverno quando il silenzio cala sul borgo e l’atmosfera si fa magica e rarefatta! Per visitare Brugnello nessun bisogno di una cartina: basta seguire l’unica strada in salita perdendosi fra vecchie case in pietra perfettamente ristrutturate, impreziosite da pittoreschi dettagli frutto del lavoro di artigiani ed artisti del posto: porte, portoni e imposte di legno intagliato; aiuole e decorazioni in pietra con motivi floreali; qualche sedia e panchina realizzate sempre in pietra e messa a disposizione dei visitatori. Gli abitanti in pianta stabile sono solo undici, ma per chi volesse provare l’emozione di risvegliarsi qui esiste un caratteristico hotel/ristorante dove alloggiare e gustare le numerose prelibatezze della cucina locale. In alternativa c’è anche un bed and breakfast in posizione così panoramica che di più non si può, a due passi dalla bella chiesetta d’origine trecentesca dedicata ai SS. COSMA e DAMIANO e collocata nel punto più alto del borgo. Il top dei top? Senza dubbio il magnifico belvedere che si apre alle sue spalle: preparatevi a lasciarci gli occhi perché da lì il panorama abbraccia a 360 gradi uno scenario selvaggio da paura! Protagonista il fiume che serpeggia in grandi meandri turchesi faticosamente scavati nel corso di millenni fra ripide colline di calcare ricoperte da una fitta vegetazione che passa dal verde al rosso e al bruno a seconda della stagione. Restiamo lì strabiliati con gli occhi puntati dall’alto su quel CANYON grandioso, sentendoci invadere da una meravigliosa sensazione di scoperta e di avventura, la stessa che ci ha poi sempre accompagnato durante il nostro soggiorno in questa valle dal fascino davvero speciale!
4. LA “SPIAGGIA DELLA CHIESETTA”
Si chiama così perché trovandosi esattamente sotto il borgo di BRUGNELLO, una volta sulla “spiaggia”, alzando il naso se ne scorge la piccola chiesa precariamente aggrappata alla roccia in una visione mozzafiato! Non ci sono cartelli che la indicano, né grandi parcheggi dove lasciare l’auto. L’unica possibilità è parcheggiare lungo la SS 45 (più o meno all’altezza del km 88) dove ci sono alcuni spiazzi…..e poi da lì imboccare a piedi il sentiero che in una decina di minuti circa (forse anche meno!) scende verso il fiume. Noi ci siamo arrivati che quasi faceva buio, ma posso immaginare i colori strepitosi dell’acqua e del cielo nelle sfolgoranti giornate estive… da ritornarci assolutamente!
GIORNO DUE:
ANELLO DELLA PIETRA PARCELLARA E DELLA PIETRA PERDUCA
Avendo tutta la giornata a disposizione decidiamo di compiere il circuito della PIETRA PARCELLARA e della PIETRA PERDUCA nella “versione LUNGA” che ci viene suggerita da GRAZIA, la gentilissima proprietaria del b&b TORRE DEI MAGNANI. La località di partenza è CASE FOSCHI, una frazioncina sperduta che si raggiunge da TRAVO prendendo la strada per BOBBIANO, procedendo per 5 o 6 km fino a CHIOSI DI BOBBIANO e poi ancora oltre perdendosi fra i paesaggi sempre più appartati e silenziosi di una valle splendidamente aperta che abbraccia panorami dal fascino sorprendente.
Lo scenario è quello tipicamente collinare dell’appennino piacentino il cui andamento armonioso è bruscamente interrotto dalla strana presenza di due grandi affioramenti di OFIOLITE di serpentino nero emersi dalle viscere della terra 200 milioni di anni fa o giù di lì. Le due PIETRE, pur non altissime (836 m la PARCELLARA; 659 m la PERDUCA) troneggiano misteriose sulle colline circostanti distinguendosi totalmente per morfologia, colore e imponenza e spargendo intorno a sé un alone magico e fiabesco. Lasciamo l’auto su un prato al margine di uno sperduto gruppetto di case e ci incamminiamo in salita lungo la stretta strada asfaltata che porta ai minuscoli borghi di MADELLANO e SCARNIAGO. Il silenzio è totale, l’atmosfera è sognante e i colori caldi della terra si mescolano a quelli meravigliosi dell’autunno non ancora al loro culmine ma già così avvolgenti e intrisi di una dolce malinconia. Una volta oltrepassati i due paesini deserti e raggiunta la quota di quasi 700 m sul livello del mare, procediamo lungo una stradicciola in piano che regala ampi panorami rurali di una bellezza inaspettata, prima di immettersi di nuovo sulla strada principale. Siamo al PASSO CALDAROLA e ci sentiamo al centro di un mondo “diverso”, remoto e bellissimo, dove la calma pare infinita. Svoltando a sinistra ci dirigiamo verso la PIETRA PARCELLARA la cui mole si avvicina all’orizzonte facendosi sempre più imponente ed enigmatica. A un certo punto il sentiero CAI 167 si stacca in salita sulla destra: dopo poco raggiungiamo il piccolo ORATORIO DELLA PIETRA PARCELLARA, dietro il quale parte il sentiero sassoso ben segnalato (CAI 169) che risalendo la cresta ovest in 20 minuti circa porta in cima alla PIETRA. ATTENZIONE: la salita è breve, ma non fate l’errore di sottovalutarla; il terreno è accidentato e richiede scarpe adatte e massima cautela, soprattutto quando le condizioni atmosferiche possono rendere le rocce molto scivolose! Una volta in cima, beh e chi lo avrebbe mai detto, ci si sente un po’ sul tetto del mondo: a NORD lo sguardo abbraccia la magnifica vallata incisa dal torrente Dorba, il panettone bitorzoluto della PIETRA PERDUCA e, più in lontananza, la TORRE DI BOBBIANO (ora sottoposta a restauro e quindi “scafandrata”) con la Chiesa di San Michele; a SUD invece segue il corso serpeggiante del FIUME TREBBIA fino a BOBBIO e oltre!
Per raggiungere la PERDUCA, ripercorriamo il medesimo sentiero fino all’ORATORIO e, poco oltre, imbocchiamo il sentiero CAI 185 che addentrandosi nel bosco continua a scendere avvicinandosi alla PERDUCA, finché non si immette su una strada sterrata carrozzabile. La PERDUCA è meno imponente e selvaggia, ma così insolita e pervasa di una strana energia che la rende unica. Nel boschetto alla sua base si trovano tavoli da pic-nic e una fontanella, mentre una scalinata ghiaiosa permette di salire alla bellissima CHIESA MEDIEVALE DI SANT’ANNA direttamente incastonata nella roccia. Lo splendido scenario naturale già da solo vale il viaggio, ma qui c’è molto di più e lo si percepisce al primo sguardo! Considerata da sempre un luogo magico, si ipotizza che nei secoli passati vi si svolgessero RITUALI CELTICI dedicati al dio PENN, un’antica divinità di origine celtica venerata in molte parti d’Italia da cui deriverebbero i nomi di varie località anche di questa zona come i monti PENNA e PENICE e probabilmente l’appellativo stesso di “APPENNINI”. Poi con la nascita del Cristianesimo furono posti ostacoli a tutti quei riti popolari che comportavano la venerazione di determinate pietre e simulacri. Ma ciò nonostante la pietra continuò a conservare agli occhi della gente una sorta di potere magico e non a caso proprio qui nell’anno 1000 venne costruito l’ORATORIO dedicato a SANT’ANNA, la madre della Vergine Maria che, considerata sterile, miracolosamente concepì Maria in età avanzata. Ad aggiungere mistero sono i cosiddetti “letti dei santi”, due grandi vasche squadrate e colme d’acqua, scavate nella roccia in epoche antiche, probabilmente durante l’Età del Bronzo, le quali ospitano una colonia di TRITONI CRESTATI, anfibi molto particolari che avrebbero bisogno di acqua pura e limpida, ma che si sono perfettamente adattati in queste vasche stagnanti. La gente del posto assicura che lì dentro l’acqua non evapora mai neanche durante le estati più torride, e non ghiaccia mai… neppure negli inverni più rigidi! Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta che però non è mai stata trovata. Secondo la leggenda i sacerdoti druidi immergevano le donne in quell’acqua per purificarle e aumentarne la fecondità e molti racconti popolari parlano di pratiche di questo tipo anche in tempi molto più recenti.
Eh no, non si tratta di un luogo bello e basta, una volta lì respirate profondamente, toccate la roccia e fate il pieno d’energia, la PIETRA PERDUCA è uno di quei posti che non si possono spiegare ma che si devono solo SENTIRE!
Per completare il giro, una volta lasciata la PERDUCA e risaliti alla strada carrozzabile, giriamo prima a sinistra e poi al secondo bivio a destra fino a raggiunge di nuovo la strada principale asfaltata. Un ultimo sforzo ed ecco l’anello completato: siamo di nuovo a CASE FOSCHI dove ci aspetta la nostra macchina!
GIORNO TRE:
SALITA AL MONTE LESIMA
Cielo coperto e previsioni meteo poco incoraggianti… ma non demordiamo, l’obiettivo del giorno è raggiungere la cima del MONTE LESIMA., 1724 metri d’altezza, sul confine fra le province di Piacenza e Pavia, di cui il Lesima segna il punto più elevato. Quella vetta sormontata da un grande radar bianco e circondata da panorami vastissimi ci ha subito colpito non appena l’abbiamo vista immortalata sulle pagine di un libro fotografico messo a disposizione degli ospiti nel nostro b&b! E così o la va o la spacca… trattandosi dell’ultimo giorno pieno a nostra disposizione, noi ci proviamo, si sa mai che le previsioni sbaglino! Per raggiungere il punto di partenza della camminata, da Travo c’è un’oretta buona di strada, ma il tragitto attraversa paesaggi così intatti e così fuori dal mondo che manco ce ne accorgiamo… le curve sono tante e i passaggi sono stretti… ma i colori di quei boschi, il silenzio assoluto sospeso fra le poche case aggrappate qua e là alla montagna e ad essa legate da radici profondissime, ci riempiono il cuore di pace e gli occhi di meraviglia.
Una volta giunti a BRALLO DI PREGOLA prendiamo la strada che sale al passo del Giovà e attraversando grandi faggete incantate che l’autunno dipinge di rosso, arriviamo al rifugio CAI NASSANO (m 1400) dove lasciamo l’auto. Dal rifugio basta arrampicarsi lungo il prato che passa sotto un vecchio impianto di risalita per raggiungere il PASSO DELLA COLLETTA e trovare quindi le indicazioni per il sentiero n.101 che seguiamo fino all’arrivo. Il percorso segue il crinale della montagna per poi infilarsi in un grande e meraviglioso bosco di faggi che una nebbiolina sempre più densa riempie di magia, per risalire poi fino alla cima del Monte Terme. Il meteo peggiora rapidamente, la visibilità è ormai pari a zero, l’aria è gelida e la terra è bagnata di un’umidità densa che pare quasi una finissima pioggerella. Con le mani ghiacciate e i capelli fradici facciamo l’ultimo sforzo finché non arriviamo a sbattere contro la grande cupola bianca del radar che si distingue appena nel bianco assoluto che ci circonda! Il meteo non sbagliava. Ci resta così la voglia di compiere di nuovo l’impresa in un giorno sgombro da nubi per ammirare il meraviglioso panorama verso la Val Trebbia e la Valle Staffora. Pare persino che da qui nelle giornate più limpide lo sguardo possa spaziare dalla catena delle Alpi al Mar Ligure e mentre il vento gelido ci taglia la faccia, con gli occhi persi nel vuoto immaginiamo all’orizzonte scenari bellissimi… quelli che più amiamo e che tanto ci mancano.
Per scoprire quelli reali dovremo invece assolutamente ritornare!
DATI TECNICI DELLA CAMMINATA:
PARTENZA: RIFUGIO CAI NASSANO (Brallo di Pregola – PV)
ARRIVO: MONTE LESIMA
DISLIVELLO: 325 metri
DURATA A/R: 3 ore (al netto delle soste)
DIFFICOLTÀ: Facile
GIORNO QUATTRO:
BOBBIO
Non si può venire in VAL TREBBIA senza almeno visitare BOBBIO, il suo centro più importante nonché pittoresca località insignita nel 2019 del titolo di “BORGO DEI BORGHI”. Collocata in splendida posizione ai piedi del MONTE PENICE, lungo la sponda sinistra del fiume Trebbia, vi si respira un’aria del tutto particolare, un misto di sentori di montagna e di mare grazie al benefico influsso che arriva dalla vicina Liguria.
Nonostante le sue dimensioni ridotte, a conferirle il titolo di CITTÀ fu FEDERICO II in persona, con tanto di bolla imperiale del 1014, epoca in cui BOBBIO fu un importante centro di cultura religiosa, arte e scienza. Arrivando da nord (ovvero da Piacenza/Travo) una volta superato l’iniziale impatto con una serie di moderne palazzine purtroppo piazzate all’ingresso del paese, ecco dispiegarsi agli occhi la poesia dell’antico borgo circondato da paesaggi suggestivi che ne abbracciano le case in sasso e gli edifici signorili disposti in un dedalo di viuzze tutte da scoprire.
Simbolo indiscusso del borgo è il PONTE GOBBO, detto anche PONTE VECCHIO o PONTE DEL DIAVOLO, una straordinaria struttura in pietra lunga 273 metri dal profilo irregolare che scavalca le acque gorgoglianti del fiume Trebbia. Immortalato in migliaia di scatti, credo di non esagerare dicendo che si tratta di uno dei ponti più originali e scenografici mai visti! Attraversarlo è un MUST assoluto: oggi adibito esclusivamente al passaggio pedonale, fu per secoli meta di pellegrini e processioni religiose. La data esatta della sua costruzione non fu mai stabilita, ma si colloca certamente in età romana; mentre il suo nome è strettamente legato alla leggenda.
LA LEGGENDA DEL PONTE GOBBO
La leggenda narra che SAN COLOMBANO, venuto dall’Irlanda nel VII secolo per evangelizzare gli abitanti della zona, fosse profondamente rattristato dalle continue piene del fiume TREBBIA che gli impedivano di spostarsi da BOBBIO alla sponda opposta del fiume. Così quando il diavolo gli offrì la costruzione di un ponte in cambio dell’anima di chi per primo l’avesse attraversato egli accettò e durante una sola notte il ponte venne costruito con l’aiuto di undici demoni chiamati a sostenerne le arcate. Essendo ognuno di statura diversa ecco che la struttura risultò “gobba”, ma a San Colombano piacque ugualmente e al mattino, quando il diavolo si appostò all’estremità del ponte per esigere il suo compenso, il Santo rispose con l’inganno facendo passare di lì il suo povero cagnetto molto malato (alcuni dicono si trattasse invece di un orso). Il diavolo, inferocito, se ne tornò all’inferno, non prima però di avere sferrato un calcio alla sua opera, che da allora è anche sghemba. Si dice che nella cripta della Chiesa di san Colombano ci siano ancora le orme dello sventurato animale che fece da cavia (io però non le ho viste!)
Altre tappe fondamentali di ogni visita a BOBBIO sono la bellissima CATTEDRALE di SANTA MARIA ASSUNTA, in puro stile romanico e già documentata nel 1075, e l’ABBAZIA e la BASILICA di SAN COLOMBANO, la cui facciata è caratterizzata da una commistione di stile romanico, gotico e rinascimentale. Nella sua cripta, impreziosita da uno splendido mosaico pavimentale, si trova il sarcofago con la salma del santo giunto in Italia nel 612 e incaricato dal re Longobardo Agilulfo (sposato alla cattolica Teodolinda) di tentare una mediazione diplomatica con il Papa per legittimare il suo regno. In cambio gli concesse di fondare un nuovo centro di vita monastica a Bobbio, dove la sua morte sopravenne soltanto due anni dopo, nel novembre del 615.
NOTA BENE: DA NON CONFONDERE con il SAN COLOMBANO dell’isola scozzese di IONA, anche lui celebre evangelizzatore irlandese che secondo le fonti tradizionali morì proprio a Iona nel giugno del 597 e le cui reliquie vennero successivamente divise fra Scozia e Irlanda.
La parte alta della città è invece dominata dal CASTELLO MALASPINA, la cui costruzione risalente ai primi anni del Trecento si deve a Corradino Malaspina, signore di Bobbio. Nel 1342 divenne proprietà dei Visconti di Milano, che poi lo assegnano ai DAL VERME, i quali ne mantennero il possesso fino alla metà del Settecento. Oggi di proprietà dello Stato è stato inserito nel circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza (ingresso €2,50 – gratuito fino a 18 anni)
CURIOSITÀ:
– Si narra che il celebre scrittore premio Nobel ERNEST HEMINGWAY abbia definito la VAL TREBBIA “la valle più bella del mondo”. Sebbene le fonti restino incerte e questa affermazione sia più che altro basata sul passaparola, è storicamente provato che Hemingway attraversò davvero questa valle nel 1945, in qualità di giornalista al seguito di una colonna motorizzata delle truppe americane per la liberazione e che rimase estasiato di fronte al paesaggio selvaggio disegnato da quel fiume serpeggiante fra pendii verdissimi che andava a perdersi all’orizzonte fino a raggiungere il mare.
– studi recenti hanno confermato, attraverso una ricostruzione in 3D e altre verifiche tecniche, lo studio portato avanti dalla ricercatrice Carla Glori, secondo il quale il PONTE GOBBO e la sezione piacentina della VAL TREBBIA fanno da sfondo al famoso quadro de LA GIOCONDA di LEONARDO da VINCI.
PER DORMIRE:
TORRE DEI MAGNANI BED&BREAKFAST
Una bellissima struttura storica ristrutturata di recente con amore e attenzione al dettaglio; situata in posizione tranquilla nei pressi del piccolo villaggio di RALLIO DI MONTECHIARO, nel cuore della Val Trebbia fra Rivergaro e Travo.
Non appena varcata la soglia ci siamo subito sentiti bene… perfettamente a nostro agio e come calati in un’altra dimensione… fatta di pace, bellezza, armonia e ospitalità impareggiabile! Grazia è la padrona di casa perfetta: accogliente, gentile, attenta alle esigenze dei suoi ospiti e sempre pronta a fornire preziosi consigli sulle tante camminate da fare in zona. La nostra stanza (Clara) è stata per noi un nido perfetto… caldo, silenzioso, pulitissimo e dotato di tutti i comfort, con accesso diretto alla saletta colazione (mentre nella bella stagione viene servita su una bella terrazza affacciata sul giardino). A proposito di colazione: veramente ottima, sana e golosa, con pane e marmellate fatte in casa e specialità sempre diverse preparate da Grazia ogni mattina con le migliori materie prime. Un indirizzo da conservare gelosamente e dove ritornare al più presto!!! PS per soggiorni più lunghi sono disponibili anche due stanze più grandi situate al piano terra e dotate di cucina
PER MANGIARE:
RISTORANTE BELLARIA – Rivergaro
Se amate funghi e tartufi questo è l’indirizzo che fa per voi! Accanto alle classiche specialità piacentine in stagione troverete un intero menù dedicato alle prelibatezze del bosco, di provenienza rigorosamente locale. Noi abbiamo assaggiato: tagliolini ai porcini e tris di porcini fritti, trifolati e al forno… tutto buonissimo! Assolutamente indispensabile la prenotazione, si tratta di un ristorante molto frequentato tanto dai turisti che dalla gente del posto. L’ambiente è un po’ rumoroso ma vale la pena provarlo!
OSTERIA DEL SOLE – Travo
Ambiente rustico, caldo e rilassato con il bonus di un bel caminetto acceso! Cucina tipica con un tocco di creatività. Servizio gentile e ottimo rapporto qualità prezzo. Lo cosiglio!
TRATTORIA I PASTORI – loc. Pastori (Travo)
Una tipica trattoria persa nel nulla dove gustare piatti semplici di buona qualità. Da non perdere assolutamente i tortelli piacentini con la coda dal superlativo ripieno di ricotta ed erbette, che in stagione vengono serviti con un sugo di funghi porcini freschi (servito a parte). Porzioni abbondanti a prezzi leggeri. Sicuramente da ritornarci!
A PRESTO VAL TREBBIA, CI SEI RIMASTA NEL CUORE!
2 Comments
antonella gorini
25 Novembre 2020 at 15:26Ciao Ilaria!
Bellissimo questo reportage sulla Val Trebbia, non resta che prendere appunti e partire (fosse facile, zona rossa, zona arancione, maledetto Covid, vabbè…)
Grazie per aver condiviso anche i preziosi consigli su dove dormire e mangiare, sono molto allettanti!
Un abbraccio.
ilaria
25 Novembre 2020 at 19:38Grazie Antonella, la Val Trebbia è stata una bellissima (ri)scoperta, te la consiglio caldamente per quando si potrà… è una meta pervasa di un’energia speciale e riserva un sacco di sorprese inaspettate… paesaggi selvaggi, piccoli villaggi sperduti, camminate a non finire e un’offerta culinaria che da sola vale il viaggio! Meriterebbe una fama ben maggiore, ma il suo fascino sta in gran parte proprio nel suo essere così autentica e poco turistica! Noi ci torneremo di sicuro!!! Grazie ancora per il passaggio, un abbraccio e a presto