Gran Bretagna Scozia

CAITHNESS – le fantastiche “LOWLANDS” alla fine della Scozia

Avete presente, nell’estremo nord-est della Scozia, quella punta che si spinge nel Mare del Nord fino quasi a toccare le Orcadi? È proprio qui, nella remota regione del CAITHNESS, che il profumo speciale delle terre di confine cominci a respirarlo nell’aria, a sentirtelo addosso, a percepirlo in quel senso di lontananza da tutto che aumenta di chilometro in chilometro, non appena oltrepassi il CROMARTY FIRTH.

Panorami lungo il CROMARTY FIRTH

Terra pianeggiante il CAITHNESS… sì, è vero, siamo nell’estremo nord scozzese e il distretto amministrativo è quello delle “HIGHLANDS”, ma qui a movimentare il paesaggio non ci sono montagne, e nemmeno vere e proprie colline; solo grandi spazi aperti, in cui gli occhi corrono liberi in ogni direzione – quasi spaesati –  fra distese di brughiera spazzata dal vento, pascoli verdeggianti e orizzonti lontanissimi, interrotti qua e là da spiagge dorate e scogliere pazzesche… così scoscese da mettere i brividi! La luce, capricciosa più che mai, inonda il cielo e invade la terra senza incontrare ostacoli lungo il cammino. C’è chi le chiama “LOWLANDS DEL NORD”, il posto giusto per “staccare” dal mondo, lasciarsi alle spalle lo scalpiccio dei turisti che, nell’alta stagione, si accalcano nelle mete più classiche collocate un poco più a sud; abbandonarsi al silenzio e alla lentezza della “fine della Scozia”, preparandosi così all’abbraccio delle isole, che sono lì, pronte ad accoglierti, appena oltre il PENTLAND FIRTH.

I tipici paesaggi del CAITHNESS

Una volta superati i due fiordi che incidono la costa orientale a nord di INVERNESS – prima il CROMARTY e poi il DORNOCH FIRTH – la A9 procede lungo un tratto costiero selvaggio e incontaminato che si tuffa repentinamente nelle acque gelide del Mare del Nord regalando panorami che parlano direttamente al cuore. A interromperli, una serie di piccole cittadine storiche e minuscoli villaggi addormentati, tutti dotati di attraenti porticcioli che, ad averne il tempo, meriterebbero ognuno una sosta… che dico… una giornata intera di dolce far niente, messi lì su una panchina, a caricarsi dell’energia che zampilla dalla terra e ondeggia nell’aria senza fare rumore, nella pace infinita di quei microcosmi!
Ecco, fra le tante tappe possibili,  dove – a questo giro – abbiamo scelto di fermarci noi…

HELMSDALE
Siamo ancora nel SUTHERLAND, l’altra regione del nord che confina con il CAITHNESS, quella che dall’impervio e montuoso ovest si spinge fino alla costa est, più dolce e “rilassata”. È qui, sull’ampia foce del RIVER HELMSDALE, fra i più ricchi di salmone di tutta la Scozia, che si trova l’omonimo villaggio, così tranquillo e altrettanto pittoresco, circondato da morbide colline tappezzate di ginestre, che a maggio, puntualmente ogni anno, esplodono in un tripudio di giallo, riempiendo l’aria di dolci effluvi di cocco e di miele. Noi ci arriviamo invece a luglio inoltrato, quando il giallo se n’è ormai andato e al suo posto a infiammare le colline c’è il rosa fucsia dei “fireweed”; ma quell’agglomerato di casette bianche annidate tra terra, fiume e mare, è uno spettacolo che incanta in qualunque stagione!
Il punto d’osservazione migliore? Raggiungerlo è semplice, qualche minuto appena, il tempo di lasciare l’auto e salire a piedi sulla collina che sorge immediatamente a sud-ovest del ponte stradale all’ingresso del paese. Oltre al panorama, proprio lì in cima, a colpire l’attenzione è il monumento che commemora le “HIGHLANDS CLEARANCES”, avvenute in tutto il SUTHERLAND (e non solo) all’inizio del XIX secolo, quando migliaia di famiglie furono sgomberate dalle valli da proprietari terrieri senza scrupoli per fare posto a pascoli e pecore. La targa, molto toccante, così recita:
The Emigrants
Commemorates the people of the Highlands and Islands of Scotland who, in the face of great adversity, sought freedom, hope and justice beyond these shores. They and their descendants went forth and explored continents, built great countries and cities and gave their enterprise and culture to the world. This is their legacy.
Their voices will echo forever thro the empty straths and glens of their homeland.
( I Migranti
Commemora le genti delle Highlands e delle Isole di Scozia che, di fronte alle grandi avversità, cercarono libertà, speranza e giustizia oltre queste sponde. Loro e i loro discendenti partirono ed esplorarono continenti, costruirono grandi paesi e città e fecero dono al mondo della propria intraprendenza e cultura. Questa è la loro eredità. Le loro voci risuoneranno per sempre nel vuoto delle ampie valli e degli angusti “glens” della loro terra natale)

Per riprendersi dall’emozione niente di meglio che scendere verso il mare, fino a raggiungere il porticciolo e, una volta lì, dimenticarsi del mondo e dei suoi affanni nella splendida cornice di quel mix di casette ordinate, panni stesi, barchette colorate e rubicondi marinai presi dalle loro faccende. E magari, perché no, ritemprarsi con un sandwich al bacon o gustare la torta del giorno in quel simpatico posticino che è il “THE GARRISON”, una tea room color del cielo dove, oltre a rifocillarsi, è possibile acquistare oggetti d’artigianato locale e ninnoli di vario genere. Ma che peccato averla trovata chiusa al nostro ultimo passaggio!!!

Il porticciolo di HELMSDALE e la sua tearoom

 

DUNBEATH
Un villaggio così minuscolo che, percorrendo la A9, rischi di lasciartelo alle spalle senza nemmeno farci caso; sparpagliato com’è in tre “sezioni” dislocate fra mare e collina, appena oltre il confine che divide il SUTHERLAND dal CAITHNESS. La prima, e più affascinante, consiste nel delizioso porticciolo affacciato sull’ampia DUNBEATH BAY; la seconda in una fila di case, un negozio e un hotel collocati all’estremità nord del nuovo ponte stradale, grazie al quale la A9 evita oggi il saliscendi un tempo necessario per oltrepassare il DUNBEATH WATER; la terza si trova invece sul fianco della collina, a sud della DUNBEATH STRATH, una valle ricca di reperti archeologici, che corre lungo il fiume fino nel cuore rurale del CAITHNESS. È qui che si trova l’eccellente DUNBEATH HERITAGE MUSEUM, allestito nella vecchia scuola; dove oggetti, foto e documenti illustrano il presente ed il passato di questo villaggio creato a inizio ‘800 durante il boom dell’industria delle aringhe. Oggi il porto è un angolo di pace, che un’alta scogliera separa dal mondo… uno spazio senza tempo; una piccola e prelibata delizia per veri intenditori, da assaporare in tutta calma nei giorni di sole, ammirando i panorami verso il DUNBEATH CASTLE (oggi di proprietà privata e non visitabile) precariamente abbarbicato alla scogliera. Quando la baia si accende di tiepidi raggi estivi, non c’è niente di meglio che restare lì, a rilassarsi su una panchina, cercando di immaginare quel luogo così com’era un tempo… nessuno oggi lo direbbe mai, ma questo era un porto di mare assai animato, con almeno cento imbarcazioni impegnate nella pesca delle aringhe! Una statua dedicata a “KENN AND THE SALMON”, celebra la vita del romanziere NEIL M. GUNN, nato a DUNBEATH nel 1891 e autore di molti romanzi celebri, ambientati nel villaggio e nella sua valle.

Sulla destra, la statua dedicata a “KENN AND THE SALMON”

 

CLAN GUNN MUSEUM and HERITAGE CENTRE
Mai sentito parlare del CLAN GUNN?
Si tratta di uno dei Clan più antichi di Scozia, indissolubilmente legato alle terre del nord, come il CAITHNESS, il SUTHERLAND e le ISOLE ORCADI. Così antico da rivendicare radici vichinghe e una discendenza diretta dai “JARLS” (Conti) delle ORCADI. Pare che il nome “GUNN” derivi da “GUNNI”, nome del nipote di Sweyn Asleifsson, l’ultimo eroe vichingo della Orkneyinge Saga, quell’insieme di racconti intrisi di folklore, mito e leggenda che narrano la conquista dell’arcipelago scozzese delle Orcadi da parte dei Norvegesi (IX secolo) e della successiva epoca del “regno dei JARLS” fino al XII secolo. Siete curiosi di saperne di più? Fermatevi allora a dare un’occhiata al CLAN GUNN MUSEUM and HERITAGE CENTRE, ospitato da quella che un tempo era la chiesa parrocchiale del villaggio di Latheron, collocata nel punto in cui la A9 lascia la costa per spostarsi all’interno, puntando diretta a THURSO, mentre la A99 procede tortuosa lungo la costa est.
La prima cosa a colpire è la bellezza semplice e rasserenante del luogo – quella piccola chiesetta bianca corredata di un insolito campanile, immersa nel silenzio e circondata da lapidi grigie, più o meno consumate dal tempo, a interrompere il verde di morbidi pendii erbosi punteggiati di pecore e magicamente sospesi sul Mare del Nord. Una di quelle piccole chicche che non attirano certo folle di turisti; che si scoprono così, per caso, strada facendo, e che si amano “a pelle”, senza bisogno di trovare uno specifico “perché”! All’interno troverete illustrata la storia del CLAN, dalle sue lontane origini vichinghe fino ai giorni nostri, sullo sfondo della storia tormentata del nord della Scozia, e potrete acquistare una vasta gamma di accessori realizzati con il “GUNN TARTAN”, oltre a oggetti e libri dell’illustre membro del Clan, NEIL M GUNN e di altri autori scozzesi.

SOPRA: la chiesetta che ospita il CLANN GUNN MUSEUM  SOTTO: il piccolo cimitero circostante

 

WHALIGOE STEPS
C’è qualcosa di magico e al tempo stesso ostile in quei 330 gradini scavati nella roccia, lungo una parete verticale che precipita nel mare sui tre lati di un’insenatura angusta, lungo un tratto di costa insidioso e completamente privo di punti d’attracco. Un porticciolo naturale – minuscolo, appartato e solitario – sprofondato ai piedi di scogliere impervie che incutono soggezione e adibito un tempo a stazione per la pesca e per la salatura delle aringhe. Il nome deriva da “WHALE GOE”, in riferimento al fatto che in un passato lontano, come una manna piovuta dal cielo, in questa piccola baia rocciosa (GOE) comparve la carcassa di una balena (WHALE) gettata a riva dalle correnti, con il suo carico di carne e di grasso, risorse preziose per la gente del posto, costretta a vivere di stenti. Pare che la scalinata fosse già completa e il porticciolo già in uso entro la metà del XVIII secolo e si dice anche che in origine i gradini fossero addirittura 365, proprio come i giorni dell’anno (un caso?) ma che poi con il passare del tempo alcuni si siano deteriorati.
Sarà forse la sua storia, sarà il panorama così aspro e meraviglioso oppure lo sforzo necessario per raggiungerlo, ma a WHALIGOE il mare te lo immagini cupo, contrariato, persino violento anche se ci arrivi in un giorno di sole; e le onde e gli schiamazzi dei fulmari te li senti rimbalzare dalle orecchie allo stomaco e poi scorrere dentro le vene. Il grande ingegnere scozzese THOMAS TELFORD lo definì “a dreadful place” ovvero “un luogo terribile”… precarietà mista a vertigine, ecco la strana sensazione che ti prende la pancia mentre scendi quegli scalini, sempre più ripidi, insidiosi ed esposti; la consapevolezza, via via più chiara, di quanta umana fatica sia impressa per sempre in ognuno di essi. Una volta scesi fin giù, nel punto più basso del baratro, ti sembra di vederli quei pescatori di ritorno dal mare aperto, con il loro carico di aringhe – i volti seri, segnati dal duro lavoro, e i capelli ispidi e pieni di vento. Le mogli sono lì ad aspettarli sulla riva, con i volti precocemente invecchiati e le grandi ceste da riempire di pesce, che occorre trasportare fino in cima alla scogliera. Parte delle aringhe venivano salate sul posto e, ancora una volta, toccava alle donne portare sacchi di sale pesantissimi fin laggiù! Le rovine dell’edificio adibito a magazzino del sale sono ancora ben visibili su un lato dell’insenatura; mentre sul lato opposto alcuni gradini scendono ulteriormente su una piattaforma rocciosa chiamata “THE NEIST”.

Cottage nei pressi del punto di partenza dei WHALIGOE STEPS

 

Io, in pace con il mondo, appena dopo la risalita!

ATTENZIONE: NON TROVERETE ALCUNA INDICAZIONE PER RAGGIUNGERE I “WHALIGOE STEPS”. Una volta superato il villaggio di LYBSTER (altro porticciolo pittoresco degno di una sosta) e oltrepassate due chiese in località BRUAN, fate attenzione a una piccola strada sulla destra (vedrete una cabina telefonica rossa e una cassetta della posta sui due lati), in corrispondenza del cartello che indica, in direzione opposta, il CAIRN OF GET. Girate a destra (verso la costa) e percorrete la strada fino a raggiungere un parcheggio. Se non ricordo male a quel punto compare finalmente un’indicazione, ma in ogni caso, da lì il percorso è intuitivo… non vi resta che seguire l’istinto e camminare!
DA NON PERDERE: il WHALIGOE STEPS CAFÉ, collocato in splendida posizione panoramica proprio all’inizio della discesa e dotato di un allettante menù (aperto dal giovedì alla domenica, vedi orari sul sito). Offre anche una camera con servizio di bed&breakfast (eventualmente anche cena)… il bagno è condiviso (con un’altra stanza, forse riservata ai gestori del caffè) ma si tratta di un luogo davvero straordinario dove risvegliarsi la mattina e continuare il sogno ad occhi aperti!

Che dite? Mica male sorseggiare un tè davanti a uno spettacolo del genere!!!!!

 

DUNCASBY HEAD
Se vi restasse il tempo per un’unica sosta in tutto il CAITHNESS, senza nemmeno pensarci un istante, dovreste farla a DUNCASBY! Un promontorio che pare un sogno, un luogo immaginario, una splendida visione, per quanto si innalza maestoso dal mare appena a est di JOHN O’GROATS, mettendo in scena uno spettacolo mai visto, capace di lasciare senza fiato persino il viaggiatore più incallito. Cominci a vederlo da lontano – il cuore che si ferma e i piedi che vanno per conto loro – per la smania improvvisa di arrivare fin là, prima che il sogno possa svanire. Un accenno di sentiero attraversa una vasta distesa erbosa, proseguendo in lontananza lungo il margine di alte pareti a picco; un arco roccioso e due grandi faraglioni, massicci e appuntiti come pinne di squalo; poi, un poco più in là, una serie di pinnacoli ancora più aguzzi e decisamente più smilzi, che spuntano dalla superficie del mare come frammenti sparsi di un misterioso mondo sommerso. Nell’aria, le voci stridule degli uccelli marini come un’eco propagata dal vento, che qui non manca mai; tutt’intorno, panorami che ubriacano di spazio e immense distese di “cotton bogs”, come fiocchi di neve magicamente planati dal cielo fuori stagione. DUNCASBY è uno di quei luoghi a cui non si è mai preparati… puoi averlo visto e rivisto in decine di foto e averne letto le descrizioni più minuziose… ma poi arrivi lì e lo scenario che ti trovi davanti è tanto, ma tanto di più di tutto quello che ti eri figurato!!! A completare il quadro, non manca nemmeno il classico faro bianco, progettato e costruito da David Alan Stevenson nel 1924 per guidare le imbarcazioni in quel tratto periglioso del PENTLAND FIRTH, lo stretto che separa il CAITHNESS dalle ORCADI.
Per arrivarci, prestate attenzione all’indicazione sulla destra (viaggiando in direzione nord) lungo la A99, proprio di fronte al Post Office di JOHN O’GROATS. Proseguite per quasi 2 miglia, fino a raggiungere l’apposito parcheggio e da lì continuate a piedi attraverso i pascoli verdeggianti, in direzione sud, fino a raggiungere le fantastiche scogliere di DUNCASBY HEAD. Chiudete gli occhi e respirate profondamente. Poi riapriteli. Ebbene sì, è tutto vero… abbandonatevi all’incanto!!!!!!

Gli incredibili faraglioni di DUNCASBY, il suo faro e alcuni simpatici residenti…

 

JOHN O’GROATS
Nessun viaggio nel lontano nord-est della Scozia può dirsi completo senza almeno un veloce passaggio a JOHN O’GROATS! Da non farsi mancare, uno stop nel vivace porticciolo e la foto di rito presso il celebre cartello a più “braccia”, ognuna a indicare la distanza che separa questo remoto e ventoso avamposto del nord da svariate località britanniche e non solo. Villaggio di circa 300 anime – davvero minuscolo e di per se’ piuttosto insignificante – JOHN O’GROATS è divenuto nel tempo un luogo quasi leggendario, quale punto d’arrivo della celebre “COAST TO COAST” britannica che partendo da LAND’S END – l’estremo punto a sud-ovest della Cornovaglia – si spinge fin quassù, coprendo una distanza di 874 miglia. Che si parta da sud per arrivare a nord o viceversa, è questo il mitico viaggio “END TO END”, la sfida di resistenza che ogni ciclista britannico sogna di affrontare con successo, almeno una volta nella vita! In ogni caso, oltre ad attirare ogni anno un buon numero di “END TO ENDERS”, ciclisti dotati di gambe implacabili e notevole perseveranza, JOHN O’GROATS richiama a sé anche frotte di “comuni” turisti, che arrivano in gran parte con i pullman dei viaggi organizzati, attratti dalla sua fama di “punto più a nord della Scozia” (isole escluse), sebbene in realtà questo primato spetti invece a DUNNET HEAD, un promontorio collocato qualche chilometro più a ovest. Pare che il nome “JOHN O’GROATS” sia la versione anglicizzata di “JAN DE GROOT”, un olandese che nel 1496 ottenne dal re Giacomo IV la gestione esclusiva del traghetto per le Isole Orcadi, tornate a far parte del regno di Scozia dopo secoli di dominazione norvegese. Si dice fra l’altro che, proprio qui, questo signore si fosse costruito una casa ottagonale dotata di otto porte, una per sé più una per ciascuno dei sette figli, in modo da evitare discussioni sul diritto di precedenza e che persino il tavolo fosse ottagonale, perché nessuno avanzasse la pretesa di occupare il posto migliore. Quella stessa forma geometrica la ritroviamo oggi nella “INN AT JOHN O’GROATS “, nata dalla riqualificazione del precedente JOHN O’GROATS HOTEL, costruito nel 1875 e progressivamente abbandonato a sé stesso, almeno fino alla recente ristrutturazione milionaria, iniziata nel 2010 e completata nel 2013. L’edificio bianco dell’ex-hotel, tornato allo splendore delle origini, è oggi un lussuoso residence affiancato da alcune case colorate in stile norvegese che aggiungono al sito un pittoresco tocco nordico, così irresistibilmente fotogenico! A completare l’offerta, nel prato circostante, lussuosi chalet dotati di enormi vetrate regalano panorami indimenticabili sul Pentland Firth; mentre a ridosso del parcheggio, negozi di souvenir, caffè e ristoranti sono invariabilmente presi d’assalto negli orari di punta durante l’alta stagione.
Sarà forse l’esserci arrivata in una bellissima serata d’estate, a parcheggio vuoto e a pullman ormai dileguati, ma devo proprio ammetterlo… in occasione della mia ultima visita, ho rivalutato moltissimo questa meta, sì turistica e spesso affollata, ma comunque fortemente intrisa di quel fascino unico che appartiene solo ai luoghi ai margini del mondo!
Fra il 1 maggio e il 30 settembre, dal porto di JOHN O’GROATS partono gite in giornata per le ISOLE ORCADI; oppure si può optare per la sola traversata di 40 minuti per BURWICK (è previsto però soltanto il trasporto passeggeri) o, ancora, prendere parte alle escursioni in mare di NORTH COAST MARINE ADVENTURES, con buone opportunità di avvistare la fauna locale: foche, delfini, balene e uccelli marini, inclusi gli adorabili puffins!

Ecco che, la sera, il super turistico JOHN O’GROATS torna ad essere soltanto un tranquillo e pittoresco porticciolo scozzese!

 

DUNNET HEAD
Per provare l’emozione di calpestare il punto più a nord della Scozia “continentale”, non è a John O’Groats che bisogna arrivare, bensì dieci miglia (16 km) più a ovest, su quel piccolo promontorio che ha nome DUNNET HEAD e che guarda dritte in faccia l’isola disabitata di STROMA e le ORCADI, il cui profilo, nelle giornate limpide si staglia all’orizzonte a sole 6 miglia di distanza. Arrivarci è davvero semplice, una volta imboccata la A836 che prosegue lungo la costa oltre John O’Groats, e raggiunto il villaggio di DUNNET, basta seguire le indicazioni per il faro e per il punto panoramico (DUNNET LIGHTHOUSE and VIEWPOINT). Qualche casa sparsa qua e là, le solite pecore vagabonde e una serie di curve che corrono in mezzo al niente per circa 5 miglia, fino a raggiungere un’area di parcheggio. Il faro di DUNNET, costruito nel 1831 da Robert Stevenson, si innalza sulla scogliera a 91 metri d’altezza e sta lì, corredato di un grande cippo, a ricordare che ci troviamo nel “MOST NORTHERLY POINT OF MAINLAND BRITAIN”. Qualche passo ancora per scendere su una grande terrazza panoramica affacciata su pareti scoscese sferzate dal vento, dove gli occhi spaziano estasiati da est a ovest – da DUNCASBY HEAD fino a CAPE WRATH – e dove fermarsi a respirare lo speciale incanto che sprigiona la fine della Scozia.

Ulteriori informazioni su questo e altri affascinanti fari scozzesi nell’articolo “FARI CHE PASSIONE – Eccone 10 fra i più belli di Scozia”

 

MARY ANN’S COTTAGE
Pare uscito direttamente dalle pagine di una fiaba illustrata, questo gioiello di cottage che sorge non lontano da DUNNET HEAD, costruito nel 1850 da un certo JOHN YOUNG, nello stile tradizionale del CAITHNESS e da allora rimasto lì, come congelato nel tempo. “CROFT” – così li chiamano da queste parti – e si tratta praticamente di un piccolo podere con tanto di stalla e porcilaia dal tetto di paglia, magazzini per gli attrezzi, muretti a secco, mucchi di torba per riscaldare gli ambienti e una linda casetta dalle pareti imbiancate, ravvivata da accesi tocchi di rosso. Abitato dalla stessa famiglia e custodito con amore per tre generazioni, da JOHN passò al figlio WILLIAM e infine a MARY ANN, figlia di William, che dopo averci trascorso tutta la vita con il marito JOHN CALDER, nel 1990, ormai ultra novantenne, si rassegnò a lasciarne le amatissime stanze per ritirarsi in casa di riposo. Aperto al pubblico nei soli mesi estivi, non può essere considerato un semplice museo, piuttosto un pezzo di vita, un prezioso frammento di storia spicciola, quella di cui i libri a malapena parlano e che ci insegna un sacco di cose che non fanno clamore. Nulla, in quel cottage, è stato mai aggiunto o abbellito per rendere la visita più interessante o per far apparire gli ambienti più autentici. MARY ANN morì in pace nel 1996, alla vigilia del suo 99esimo compleanno, ma intorno e dentro a quei muri aleggia ancora la presenza del suo spirito gagliardo, la dedizione di un’intera vita a quel tesoro di famiglia! Per arrivarci, dal villaggio di DUNNET seguite le indicazioni per DUNNET HEAD, facendo molta attenzione alla svolta sulla sinistra verso DWARWICK PIER. Il cottage apparirà presto alla vista e troverete sul posto un piccolo parcheggio dove lasciare l’auto durante la visita.

MARY ANN’S COTTAGE: qui il tempo sembra essersi fermato più o meno a due secoli fa!

 

PEEDIE SANDS
Solo in pochi la conoscono ed è davvero una gran fortuna! Una spiaggia sabbiosa tanto bella quanto appartata, annidata ai piedi di alte scogliere e avvolta dal silenzio di vasti declivi tappezzati d’erica. La si raggiunge solo a piedi, partendo da quel piccolo molo sperduto che è il DWARWICK PIER, a due minuti d’auto scarsi di strada in discesa, oltre il MARY ANN’S COTTAGE. Incredibile pensare che proprio qui, in questo angolo di mondo così spoglio e solitario, immerso nella pace che regna assoluta ai margini della Scozia, nel 1955 approdò il ROYAL YACHT BRITANNIA (oggi ancorato a LEITH, il porto di Edimburgo) con a bordo la regina Elisabetta in persona, venuta a far visita alla Regina Madre allora residente da quelle parti, nel suo adorato CASTLE OF MAY. Una volta lasciata l’auto, per raggiungere la spiaggia, occorre inerpicarsi lungo il fianco della collina, seguendo un accenno di sentiero che regala panorami da sballo sull’immensa e meravigliosa DUNNET BAY. Una volta raggiunta la cima, come un miraggio che appare dal nulla nella brughiera, ecco stagliarsi all’orizzonte THE HOUSE OF THE NORTHERN GATE, un edificio bianco in stile baronale scozzese, costruito fra il 1895 e il 1908 dall’ammiraglio ALEXANDER SINCLAIR. Pensate che in passato vi alloggiò anche la Regina Madre, ospite degli allora proprietari, e fu proprio da una di quelle finestre che adocchiò il vicino castello di Barrogill, di cui si innamorò pazzamente, al punto di volerlo acquistare per poi ribattezzarlo CASTLE OF MEY. Adibita ad hotel fra il 1967 e il 1974, successivamente, pare che su quella casa ci avessero fatto un pensierino persino i Led Zeppelin, con l’idea di trasformarla nello studio di registrazione più remoto di tutto il Regno Unito!
Ma l’attrazione vera non è quello stabile, bensì la spiaggia… qualche passo ancora ed ecco che compare dall’alto – dorata, semi deserta e bellissima – bagnata da acque così limpide e turchesi, che insieme al viola dell’erica e al color miele delle rocce, ti perforano gli occhi e ti squarciano il cuore!
Una volta arrivati fin qui, è d’obbligo fare quel piccolo sforzo in più, continuare a camminare e scendere giù, fino a posare i piedi sulla battigia, seguendo il richiamo irresistibile di quell’acqua cristallina. Sembra di essere in un dipinto: i sassi, la sabbia, le piccole pozze lucenti racchiuse fra grandi affioramenti rocciosi. Ti fermi ad ascoltare la voce del vento. Inspiri profondamente e assorbi il profumo del mare, accumulando la quiete infinita di quella piccola spiaggia segreta. Poi espiri, fino a svuotare i polmoni, lasciando uscire tutti i pensieri, sintonizzando il battito del cuore con lo sciabordio delle onde. Eccoti arrivato a PEEDIE SANDS!

PEEDIE SANDS, un piccolo paradiso appartato da raggiungere tassativamente a piedi (oppure in barca!)

 

DUNNET BEACH
Infinita, gloriosa, spettacolare… che nel cielo splenda il sole o che si annunci tempesta poco importa, quella di DUNNET è molto più di una bella spiaggia, è uno spazio immenso e meraviglioso, fatto d’acqua, di vento, spruzzi salmastri e riflessi cangianti che brillano come scie luminose sulla battigia; onde spumose, che quando il meteo si mette d’impegno si gonfiano in cavalloni enormi, perfetti per i surfers che arrivano fin qui, ai margini del Regno Unito, armati delle loro tavole e di una buona dose di spirito d’avventura. Incorniciata da dune ondulate grandi come colline, si estende per oltre 2 miglia – ovvero 3 km e mezzo o forse più – e che la si percorra a piedi, sfiorando l’acqua e sfidando il vento, o la si oltrepassi invece senza quasi vederla, viaggiando in auto lungo la A836 (la strada principale che corre esattamente parallela alla spiaggia, oltre le dune) sembra non finire mai!!! Persino nei giorni di sole e nel pieno dell’alta stagione, la presenza umana è poco più evidente di un suo qualsiasi granello di sabbia e si disperde in quella vastità – ora bianca, ora dorata a seconda dell’umore del meteo – fra il cielo sconfinato e il mare aperto.
All’estremità nord della baia si trovano un grande parcheggio, una toilette pubblica, un’area campeggio attrezzata e un centro informazioni con una mostra permanente sulla fauna e la flora locale. Dal parcheggio, seguendo il sentiero che corre lungo un muretto costruito in pietra locale, si giunge a un fantastico VIEWPOINT (punto panoramico) da cui si aprono ampie vedute delle dune e della spiaggia, che si mostra dall’alto in tutto il suo splendore.

I piccoli “Highlanders” non temono vento né acque gelide!!!

 

Lo so. Le cose da fare e vedere sono sempre troppe e il tempo a disposizione invariabilmente troppo poco. Nel caso dovesse restarvene un po’, ecco di seguito altre due mete meritevoli di uno sguardo:
1. il caratteristico porticciolo di CASTELTOWN, costruito nel 1820 da James Bremner di Keiss, quale “base” da cui imbarcare e spedire la pietra da lastricato prodotta dalla vicina cava di CASTLEHILL. Lo si raggiunge abbandonando la strada principale che attraversa il villaggio e imboccando una traversa fiancheggiata da case, che scende in direzione del mare. Un luogo decisamente appartato ed estremamente tranquillo, dove la gente del posto viene a pescare o a portare a spasso il cane, nella splendida cornice della baia di DUNNET. Veniteci senza aspettarvi niente, solo una piccola parentesi fuori dal tempo; una nicchia di pace e semplicità, nel più autentico stile “Scottish”.

I bellissimi panorami sulla DUNNET BAY dal porticciolo di CASTLETOWN

 

2. THURSO, ovvero la capitale del nord, la sola vera città che si incontra quassù, nel raggio di svariati chilometri! Per niente rinomata, gode al contrario della fama di località poco attraente e, nei giudizi più severi, persino un po’ squallida. Lo confesso, io stessa, presa dalle tante meraviglie della zona, le ho dedicato pochissimo tempo… abbastanza però per averne un’impressione d’insieme tutto sommato piacevole! Sarà che della Scozia amo proprio tutto, ma l’atmosfera rilassata del suo lungomare, il sorriso cordiale della gente, la grande spiaggia sabbiosa dove passeggiare respirando l’aria cristallina del Nord e mangiando un gelato nelle belle giornate di sole, mi hanno fatto desiderare di poterci restare più a lungo! Ed è comunque una base perfetta per esplorare questa splendida parte di Scozia, soprattutto per chi non dispone di un’auto e si sposta con i mezzi pubblici.

Un invitante ristorantino sul lungomare di THURSO… da sperimentare al prossimo al giro!!!

 

PS Se ho omesso di parlarvi del CASTLE SINCLAIR GIRINGOE, non è certo perché non meriti tutta l’attenzione… anzi!!!!!!!!!!!!!! Il non essere tornata, durante il mio ultimo viaggio, al cospetto di quelle rovine altamente suggestive, è un atto totalmente scellerato, di cui mi pento amaramente e a cui mi riprometto di porre presto rimedio! In bilico sull’orlo di un’alta scogliera, circondate da panorami a dir poco spettacolari, 4 miglia soltanto a nord di WICK, occupano una posizione difensiva straordinaria, su un lembo di terra scoscesa, quasi per intero accerchiato dal mare. Ne conservo il ricordo sbiadito di una cupa mattina d’agosto del lontano 2010 e pochi scatti di scarsa qualità, realizzati a quel tempo con la mia fedele “compattina”. Della storia affascinante di questo maniero, considerato come una delle sedi più antiche del CLAN SINCLAIR, vi riferirò dettagliatamente in un prossimo futuro, non appena sarò tornata in loco per godere nuovamente del privilegio di respirarne il mistero e per farne finalmente un reportage fotografico adeguato!

Le suggestive rovine del CASTLE SINCLAIR GIRINGOE appollaiate alla scogliera nei pressi di WICK

 

DORMIRE NEL CAITHNESS: Le possibilità sono svariate… hotel, sistemazioni self-catering oppure bed&breakfast. Ebbene, è proprio un bed&breakfast ad aver reso unica e speciale la nostra tappa in questa parte di Scozia! Ve ne avevo già parlato in un precedente articolo, ma ci tengo a ribadirlo qui… nel caso il vostro itinerario preveda una o più notti in zona, non perdetevi la JOHN O’GROATS GUEST HOUSE!!! Troverete ad aspettarvi un’accoglienza calorosa e un servizio impeccabile; ambienti luminosi, “caldi” ed eleganti, molto più di quanto le foto sul sito lascino supporre; abbondanti colazioni gourmet e un prezzo davvero conveniente… praticamente un piccolo paradiso dove sentirsi “a casa”, circondati soltanto da cose buone e belle! Cosa chiedere di più?????

JOHN O’GROATS GUEST HOUSE, esternamente sembra quasi un motel… ma dentro c’è il paradisoooo!!!!!

 

 

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13 Comments

  • Reply
    Beatrice
    24 Dicembre 2018 at 14:54

    Tutto bellissimo Ilaria, a parte quel ristorante di Thurso 😛 Ebbene si, è il famoso ristoranto in cui ho mangiato e sono stata male tutta la notte!! ahahahahha 😛 Ristorante a parte, magnifiche foto come sempre che mi fanno ricordare luoghi visitati anni fa e venir voglia di partire subitissimo ad esplorare quelli che invece non ho ancora visto 🙂

  • Reply
    ilaria
    24 Dicembre 2018 at 23:31

    Ma daiiiii, proprio quello? A dire il vero io non l’ho provato, ma mi ispirava così tanto!!!!!!! Fra l’altro i giudizi sono niente male, magari sei stata solo sfortunata… Comunque, ristorante a parte, questo mio secondo viaggio nel Caithness me lo ha fatto apprezzare tantissimo, molto più della prima volta! E mi ha lasciato una gran voglia di tornare in zona al più presto! Grazie mille per avermi dedicato tempo prezioso in questi concitati giorni di festa e, a proposito… ancora Buon Natale!!!

  • Reply
    Piera Alba Merlo
    30 Dicembre 2018 at 23:09

    Dovrei lasciare un commento super lungo…che dire: foto ok ok che “ruberei” volentieri, testi esaustivi e precisi, L’amore per la Scozia che traspare in ogni riga…mi vien voglia di partire subito! Un abbraccio grande e grazie. Alba.

    • Reply
      ilaria
      1 Gennaio 2019 at 10:15

      Grazieeeee Alba, allora non sei così anti tecnologica!!! Questo tuo commento mi fa davvero un mare di piacere, grazie di cuore ❤️ per avermelo lasciato! E visto che oggi è Capodanno auguriamoci subito di poter ripartire presto!!! Un grande abbraccio

  • Reply
    Elisa
    23 Gennaio 2019 at 11:32

    Buongiorno Ilaria, ho trovato il suo blog facendo ricerche per un prossimo viaggio in Scozia… finalmente! E’ un mio sogno da molto tempo e forse sono riuscita a convincere mio marito e mio figlio a passare qualche giorno in questa terra meravigliosa. Volevo farle i complimenti per la sua passione che… accipicchia! Si percepisce eccome e se può aumenta la mia curiosità 🙂 sto stilando un itinerario e mi piacerebbe avere un suo parere/consiglio! Buona continuazione Elisa

    • Reply
      ilaria
      23 Gennaio 2019 at 17:45

      Buonasera Elisa,
      grazie mille per i complimenti, sempre molto graditi… mi fa davvero piacere che i miei articoli siano riusciti a trasmetterle il grande amore che mi lega alla Scozia! Sarò felice di visionare il suo itinerario e di darle il mio parere al riguardo, quindi me lo mandi pure. Buona serata e a presto

      • Reply
        Elisa
        25 Gennaio 2019 at 10:05

        Grazie mille, posso avere una sua e-mail?

  • Reply
    antonella
    31 Gennaio 2019 at 17:42

    Ciao Ilaria,
    è sempre piacevole ed interessante leggere i tuoi articoli.
    Mi sono immedesimata in alcune descrizioni dei posti poiché ci sono stata e mi duole non averne visti altri, sei sempre fonte di consigli, sarà per un’altra volta !
    Mi ha incuriosita la descrizione della discesa di Whaligoe Steps e così sono andata su YouTube a curiosare, che spettacolo !!!

    • Reply
      ilaria
      1 Febbraio 2019 at 11:03

      Grazie cara Antonella, eh lo so, è sempre così… per quanto tempo si dedichi a un luogo, c’è sempre qualcosa che ci sfugge e di cui ci rimane la voglia! Io stessa ho calpestato i Whaligoe Steps solo in occasione del nostro secondo viaggio in zona e in compenso ho di nuovo tralasciato altro, di cui mi resta il desiderio sfrenato! L’unica soluzione è tornare… e tornare ancora, perché – e lo dico per esperienza – in certi posti non è mai abbastanza!!! Un grande abbraccio

  • Reply
    Massimiliano
    18 Maggio 2019 at 22:19

    Ciao Ilaria!! Il sentiero da Dwarwick Pier per raggiungere Peedie Sands è facile da trovare? Quanto tempo ci va per fare questa camminata e raggiungere la spiaggia?
    A Dunnet beach invece si può arrivare in prossimità della spiaggia con la macchina?
    Grazie

  • Reply
    Massimiliano
    21 Maggio 2019 at 17:18

    Ciao Ilaria!!! Sono ancora io a chiederti informazioni. Tra Helmsdale, Dunbeath e Lybster in quale posto mi consigli di fare una sosta prima di arrivare a Whaligoe Steps? Whaligoe Steps me lo consigli?
    Grazie!!

    • Reply
      ilaria
      24 Maggio 2019 at 18:14

      Whaligoe è un posto molto particolare e carico d’atmosfera… a me è piaciuto, se ne hai il tempo io ti consiglio di non perdertelo! Riguardo alla sosta, a Lybster non ci sono stata, mentre Helmsdale e Dunbeath sono entrambe località molto piacevoli che meritano una breve visita. Se decidi per Dunbeath calcola che la parte più interessante è il porticciolo, in realtà non c’è granché da fare e vedere, il bello è proprio la sua atmosfera molto tranquilla e fuori dal tempo! I panorami lungo la costa sono bellissimi e comprendono anche il Dunbeath Castle, che però è una residenza privata non aperta al pubblico (si possono visitare i giardini solo su appuntamento!)

      • Reply
        Massimiliano
        25 Maggio 2019 at 17:06

        Grazie mille come sempre per la tua gentilezza e disponibilità nel rispondere alle domande.

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