Eh no, due miseri giorni liberi per volare in Scozia proprio non bastano! E mentre tento di farmene una ragione, a darmi una mano è un breve giretto “casalingo” che – complici i cieli limpidi e i meravigliosi colori autunnali – mi ricorda che anche l’Italia, quanto a poesia del paesaggio, ha certamente da dire la sua.
È la mattina di una mite e luminosa domenica d’ottobre e, partendo da Cremona di buonora, arriviamo a BARBARESCO un paio d’ore più tardi, giusto in tempo per fare colazione.
Nonostante la distanza non certo abissale, è la primissima volta che veniamo in Piemonte, nel cuore delle LANGHE, e tre sono le cose a colpirci al volo: 1) i paesaggi sono quelli disegnati da anni di cultura del vino, affascinanti e curatissimi, ancor più di quanto avessimo immaginato; 2) il vino sta alle LANGHE come il whisky sta a ISLAY o allo SPEYSIDE, nella mia adorata Scozia… praticamente una costola del territorio, anzi la spina dorsale, il sangue che scorre nelle vene di chi ci nasce; 3) da queste parti è molto più facile imbattersi in pregiate cantine ed eleganti enoteche stipate di bottiglie, piuttosto che in un normale, banalissimo bar!
Un cornetto appena sfornato e un buon caffè, comunque, li rimediamo… dopodiché percorriamo la strada principale, dove un invitante mercatino alimentare ancora sonnecchiante comincia lentamente ad animarsi.
BARBARESCO infatti, oltre a essere il nome di un vino famoso, è anche un paesetto di 670 anime – abitante più, abitante meno – la cui collocazione, al centro di una vasta cerchia di colli, è una festa per gli occhi, che rimbalzano estasiati fra geometrie di viti allineate in filari ordinati; fitti e preziosi come ricami di giallo, verde, rosso e arancione, che il sole autunnale sfuma ed esalta mirabilmente, sulla terra arsa da settimane di siccità.
A vegliare sul centro abitato è la bella torre in muratura, simbolo del paese – alta 36 metri e quasi sicuramente risalente al periodo romano – privata del tetto nel 1821, quando un grande falò venne acceso sulla cima per salutare l’arrivo del re Vittorio Emanuele I e della regina Maria Teresa.
Come primo impatto direi niente male… ma è il proseguimento a darci un’idea più precisa del perché quei 10.789 ettari di versanti collinari, cocuzzoli arrotondati, castelli-fortezza e prestigiose cantine scavate nel tufo, siano stati dichiarati PATRIMONIO DELL’UMANITÀ dall’UNESCO!
Ma voi lo sapevate che anche il Piemonte ha la sua STRADA ROMANTICA?
C’è persino un bel sito dedicato, dove scaricare la cartina con l’itinerario completo… 11 tappe da scoprire lungo un percorso davvero suggestivo, ben segnalato dai classici cartelli turistici marroni.
Il tempo a disposizione non ci consente di percorrerla tutta, ma ne facciamo un buon assaggio lungo la sezione centrale, fra NEIVE e SINIO. Che poi, spesso, non è tanto la tappa in sé a regalare emozioni, quanto il tragitto sinuoso che si compie per raggiungerla, soprattutto là dove va a perdersi fra strade secondarie, che i pendii delle colline strizzano e piegano in mille curve, fra infiniti vigneti e noccioleti!
Ebbene, siamo in zona d’eccellenza non solo per la produzione di vini – Dolcetto, Barbaresco, Barolo, Barbera – ma anche della “TONDA GENTILE”, la prelibata NOCCIOLA DEL PIEMONTE, goloso ingrediente di torte tipiche, biscotti, creme e pregiati cioccolati. Per non parlare di altre bontà di stagione, per cui le LANGHE vanno famose, come funghi e tartufi, perfetti per condire un bel piatto di “TAJARIN”… quelli succulenti e sostanziosi fatti con un milione circa di uova!
Aahhh terra tentatrice le LANGHE! E che fatica resistereee!!! Anzi, meglio non provarci nemmeno e abbandonarsi senza ritegno ai piaceri del palato, componente fondamentale del fascino godereccio della zona!
Cominciamo il nostro “giro romantico” con uno stop a NEIVE: inserito nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia”, ci intriga da subito, per quel suo delizioso insieme di stradine acciottolate da percorrere in salita, oltrepassando la PORTA SAN ROCCO e continuando fino a raggiungere la duecentesca TORRE DELL’OROLOGIO, glorioso ricordo del periodo medievale, quando Neive godette dello statuto di libero comune.
PIAZZA ITALIA è il cuore settecentesco del borgo, un elegante salotto circondato da palazzi signorili dove spicca l’edificio bianco dell’antico Municipio. È proprio lì di fronte, nelle cantine del Palazzo Borgese (oggi sede degli uffici comunali), che si trova la BOTTEGA DEI 4 VINI di NEIVE, fondata nel 1983 e gestita dai produttori locali, un bel posto dove degustare il pregiato nettare nelle sue tipiche declinazioni, accompagnato da formaggi e salumi (vita dura qui per gli astemi come me… e luogo di tortura per i vegani!!!). Poi, naturalmente, per chi avesse gradito, via libera agli acquisti!
La STRADA ROMANTICA prosegue inerpicandosi fra paesaggi incantevoli verso TREISO, villaggio che ci colpisce decisamente meno e a cui dedichiamo soltanto una breve tappa. Degna di nota la chiesa parrocchiale della BEATA VERGINE ASSUNTA, in stile barocco classicheggiante, ma sono più che altro i dintorni coltivati a Nebbiolo a fare la bellezza di TREISO. Per chi avesse un po’ di tempo in più, proprio dal paese partono diversi sentieri da percorrere a piedi, per godere appieno del fascino senza tempo di queste colline. La cartina con i 4 percorsi segnalati è disponibile presso gli uffici comunali o nella Bottega dei Grandi Vini. Per i più intraprendenti, esiste un quinto sentiero, in questo caso regionale, che collega TREISO a NEIVE e NEVIGLIE.
Tappa imperdibile: il suggestivo BELVEDERE sulle “ROCCHE DEI 7 FRATELLI”, un ripido anfiteatro di falesie e profondi burroni scavati dalle piogge nella roccia argillosa dove, secondo la leggenda, l’ira divina sprofondò SETTE FRATELLI BLASFEMI senza dar loro possibilità di scampo (da cui il nome). Queste stesse pareti scoscese vengono chiamate anche “ROCCHE FENOGLIANE DELLA RESISTENZA”, in quanto suggestiva ambientazione scelta da Fenoglio per i suoi racconti legati al periodo della Resistenza, durante la Seconda Guerra Mondiale. Per raggiungerle fate attenzione alla deviazione in leggera discesa che parte dalla piccola frazione di CANTA. È questo uno dei punti in cui il paesaggio langarolo dà il meglio di sé… e dove fra le vigne ci si può persino infilare!
Procediamo per BENEVELLO, salendo lungo strade sempre meno trafficate, strette fra distese di viti e campi di noccioli, sul versante della collina… curve, strettoie, tornanti… e il sospetto di essere finiti chissà dove!!!
A Benevello facciamo ingresso nella comunità montana dell’Alta Langa, una parte del territorio forse meno rinomata, ma rimasta più autentica, dove la mano dell’uomo (almeno per ora) si è trattenuta dal combinare grossi pasticci: niente odiose colate di cemento, né deturpanti poli industriali… solo qualche abitazione di dubbio gusto a spezzare qua e là l’armonia di un paesaggio dolcissimo, punteggiato di minuscoli borghi antichi dall’atmosfera sonnolenta.
Segue SINIO, altro piccolo e delizioso villaggio d’origine medievale abbarbicato alla collina; con le case raccolte intorno alla chiesa parrocchiale, dominate dal suo antico castello. Se avrete la fortuna di trovarlo aperto, date una sbirciata dentro l’ORATORIO DELL’ANNUNCIAZIONE DI MARIA VERGINE, anche detto “CONFRATERNITA DEI BATTUTI”, che alla fine degli anni Venti del Novecento venne trasformato da luogo di culto a salone teatrale. Ancora oggi è la sede del TEATRO DI SINIO e colpisce per i decori in ceramica intorno all’ingresso, realizzati da Bruno Demasi nel 2006.
È ormai pomeriggio inoltrato e decidiamo a malincuore di abbandonare la Strada Romantica per spostarci più a ovest, dove ad aspettarci sono i centri langaroli più famosi… gli “imperdibili” della zona!
Cominciamo con SERRALUNGA D’ALBA, decisamente più frequentata dei paesetti precedenti e indubbiamente meritevole di una visita! Ad accoglierci è il suo centro medievale quasi intatto, con le vie e le case in colori pastello disposte in suggestivi anelli concentrici che corrono ai piedi dello slanciatissimo castello; una mirabile fortezza dotata di alte torri che i marchesi Falletti di Barolo, ricchi banchieri astigiani, fecero costruire fra il 1340 e il 1357.
Tappa successiva: GRINZANE CAVOUR. Il nome rende omaggio a un certo CAMILLO BENSO (mai sentito nominare???) che di Grinzane fu sindaco per diciassette anni, dal 1832 al 1849. Mi raccomando, non fatevi scoraggiare dall’aspetto assai squallidotto della parte nuova del paese… eh lo so, certe brutture all’interno di un territorio così straordinario sono peggio di un pugno in un occhio e gridano vendetta a Dio… ma tenete duro e dirigetevi verso il castello. Lì vi si aprirà il cuore!!! Un pugno di case raccolte intorno alla mole massiccia del maniero, un tempo proprietà della famiglia BENSO, circondato da un prato verdissimo che invita subito ad una siesta e da ettari di vigneti disposti in geometrie meravigliosamente fotogeniche! Costruito nella prima metà del XIII secolo e poi modificato in tempi relativamente recenti, è oggi sede dell’ENOTECA REGIONALE PIEMONTESE CAVOUR, di un ristorante, del MUSEO ETNOGRAFICO SULLA CIVILTÀ CONTADINA e, dal 1983, del Premio Letterario GRINZANE CAVOUR per la narrativa italiana e straniera.
Ma la libidine vera sarebbe assistere alla prestigiosa ASTA MONDIALE DEL TARTUFO BIANCO D’ALBA che si tiene proprio qui, la seconda domenica di novembre… giusto per la curiosità di capire a che cifre astronomiche si possa arrivare per un piccolo tubero – diciamolo pure – puzzolente!
E fin qui, tutto in un lungo, intensissimo giorno, che si conclude con cena e pernottamento presso l’albergo-ristorante CASA NICOLINI appena fuori Barbaresco, in un punto che – WOWWW – quanto a panorama merita un 10 e doppia lode!
La tentazione sarebbe quella di piazzarsi lì, in quello splendido giardino terrazzato, cercando di dare un nome ai piccoli borghi che si profilano all’orizzonte… senza muoversi più!!!
Quanto alle stanze e alla cucina, nulla di eccezionale, ma comunque una sufficienza piena; con una nota di merito per il buffet di colazione, ben assortito e di buona qualità. Ma quel panorama!!!! Credo che, alla fine, qualunque cosa mangiata lì avrebbe un gusto davvero speciale!
Ecco invece l’itinerario del giorno 2:
1 – VERDUNO
2 – LA MORRA
3 – BAROLO
4 – MONFORTE D’ALBA
Non lo nascondo… la strada che il navigatore ci fa fare per raggiungere VERDUNO interrompe bruscamente l’idillio del giorno precedente! Ci chiediamo se sia l’unica possibilità o se, come al solito, GOOGLE MAPS (o chi per esso) ci abbia semplicemente indicato il tragitto a più rapido scorrimento… una superstrada super trafficata e super deturpata da “blocchi” di cemento e capannoni (tutto di super, ma purtroppo in negativo!!!). Per fortuna non tardiamo a riprendere le care stradine secondarie che ci calano di nuovo nella piacevolissima dimensione bucolica tipica delle LANGHE.
È lunedì mattina e VERDUNO è totalmente deserta. Apparentemente, nulla di particolare da vedere o da fare. Ma vale la pena raggiungere questo scricciolo di paese per il vasto panorama che si apre dai suoi giardini, proprio a ridosso della chiesa: nella foschia leggera del mattino, quel paesaggio di morbide colline ha l’aria quieta e sognante di un luogo fiabesco… ed è decisamente un bel modo per iniziare la giornata!
LA MORRA è uno dei centri d’eccellenza per la produzione del Barolo e si fa apprezzare soprattutto per la posizione panoramica in cima a una collina. Lungo le sue viuzze e nelle piazzette ornate da balconi fioriti, si nascondono architetture di pregio che fanno del centro storico un luogo affascinante, in cui gironzolare senza meta. Da non perdere, il belvedere che si apre da PIAZZA CASTELLO e, a due passi da lì, la CANTINA COMUNALE dove si può ritirare gratuitamente una mappa del paese oltre che, naturalmente, degustare e acquistare i numerosi vini locali.
Una delle cantine più famose di La Morra è quella di proprietà dei CORDERO DI MONTEZEMOLO (ma quei CORDERO di MONTEZEMOLO??? Mah, forse parenti prossimi!) che da ben 19 generazioni gestiscono interamente la tenuta! 28 ettari di vigneto, esteso su tutti i versanti della collina e, a renderlo unico e inconfondibile, un magnifico esemplare di cedro del libano visibile da lontano… una specie di sentinella solitaria, che da secoli veglia dall’alto sui filari! Peccato davvero per noi che quel giorno la cantina fosse chiusa!
BAROLO è la punta di diamante, il borgo più illustre fra tutti quelli visitati, una specie di capitale dell’intera zona, nonché secondo polo d’attrazione turistica dopo ALBA, che ha già però i connotati più dispersivi di una città.
È BAROLO a dare i natali ed il nome al pregiatissimo vino e ad affascinare ogni anno migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo, attratti qui dal magnifico “ORO ROSSO”, oltre che da un territorio bellissimo, ricco di storia e tradizione.
Il castello ne è il cuore ed ha origini molto antiche, pare infatti che una fortificazione esistesse già nel X secolo, al tempo del dominio Longobardo. Poi, nel 1233 il comune di Alba rientrò in possesso del territorio ed è nel 1250 che la potente famiglia borghese dei banchieri FALLETTI acquisì il castello, oggi sede del WiMu, il più innovativo museo del vino in Italia e fra i più prestigiosi al mondo. Inaugurato nel 2010, rappresenta un viaggio sensoriale e interattivo attraverso la cultura e la tradizione del nettare d’uva, che si snoda lungo i cinque piani dello storico castello. Così lo definisce FRANÇOIS CONFINO, l’estroso ideatore degli allestimenti: “…un percorso di visita poetico; non un luogo dove si apprende come si fa il vino, ma un luogo che parli del rapporto tra noi e lui”.
Confesso di non essere entrata e adesso me ne pento… ma ci vuole sempre un buon motivo per tornare, no? Nel frattempo, colpa forse del cielo sfolgorante e dell’insolita temperatura estiva (28 gradi a metà ottobre!!!), abbiamo preferito goderci i vari angolini del borgo, dove l’invito ai piaceri del palato è una costante che si respira con l’aria!!!
Chiudiamo la giornata a MONFORTE D’ALBA, che lì per lì ci delude un po’… ma la parte più bella bisogna conquistarsela risalendo le ripide viuzze che portano alla vecchia Monforte, con le case addossate ad un colle, fino alla piazza dell’antica chiesa, alla possente torre campanaria, agli oratori barocchi di Sant’Agostino e Santa Elisabetta e al settecentesco Palazzo dei marchesi Scarampi. La cosa originale è che, proprio in questa piazza, è stato creato un anfiteatro dall’acustica perfetta sfruttando la pendenza morfologica naturale del terreno. Inaugurato nel 1986 da un famoso pianista polacco, l’AUDITORIUM HORSZOWSKY è oggi a lui intitolato e fornisce una cornice suggestiva agli eventi musicali che animano le calde serate estive.
Varie installazioni artistiche contemporanee spuntano qua e là nella vecchia Monforte… lupi stilizzati che si arrampicano sulle pareti di una casa; grovigli di ferro che dovrebbero rappresentare germogli; grandi palline da tennis deformate da chissà quale forza arcana e “planate” chissà come sui gradini dell’Auditorium! Mi sforzo di apprezzarle, ma continuano a sembrarmi quantomeno superflue.
Eh lo so, sono di gusti semplici e persino un po’ banali…
Ai messaggi criptati dell’arte contemporanea preferisco il linguaggio schietto della terra, dei filari di viti e dei noccioli, del sole che scende lento fra le colline, regalandoci di nuovo la magia dei colori di una sera d’autunno nelle LANGHE.
12 Comments
Beatrice
10 Novembre 2017 at 12:38Che colori magnifici e che vedute Ilaria! L’autunno è la mia stagione preferita, come si fa a non rimanere incantati davanti a queste tonalità? Un abbraccio!
ilaria
10 Novembre 2017 at 19:25Anch’io adoro l’autunno Beatrice! Tu non ci crederai ma il massimo per me in questa stagione è andare ad abbuffarmi di colori nei boschi del Perthshire… o in qualunque altro posto purché in Scozia!!! Quest’anno purtroppo non mi è stato possibile, così ho pensato di consolarmi con un giretto poco impegnativo ma molto gratificante nelle Langhe! È davvero una bella zona, dall’atmosfera rilassante e godereccia e poi si presta a fantastiche foto!!! Te la consiglio Bea!
Silvia Demick
10 Novembre 2017 at 13:29Mi fa piacere che ti siano piaciuti i “miei” posti! Mi sento sempre molto orgogliosa quando qualcuno viene da queste parti e ne rimane colpito, per non parlare poi di quando qualcuno ne scrive ❤️
ilaria
10 Novembre 2017 at 19:34Ciao Silvia, che piacere aver fatto un omaggio alla tua terra… senza saperlo! Non ero mai stata in quella zona e mi è piaciuta davvero molto, ci tornerò senz’altro! Tu di dove sei esattamente? Magari mi darai qualche dritta speciale per la prossima volta…
Grazie mille per essere passata a leggermi, spero che la mia descrizione ti sia piaciuta! Un grande abbraccio
Luisa
12 Novembre 2017 at 18:40E..la magia dell’autunno coi suoi colori……complimenti per le bellissime fotografie
Un saluto dalla Liguria
M.Luisa
ilaria
12 Novembre 2017 at 21:44Grazie Luisa, è sempre un piacere ritrovarti qui! I colori dell’autunno regalano ai paesaggi un fascino incredibile… non per niente è la mia stagione preferita, quella in cui vorrei girare come una trottola per fare il pieno di scenari naturali in technicolor! Purtroppo gli impegni di lavoro lo impediscono, ma anche una piccola fuga qua e là può riservare bellissime emozioni! Un abbraccio e alla prossima!!!
Elena Binda
13 Novembre 2017 at 9:58Mi hai fatto venire voglia di farci un giro. Poi io adoro i borghi.
Approfitto per scriverti che sono come te: Amante della Scozia. Il 23 cm vado 5 giorni a Edi per gustarmi per la seconda volta la più bella atmosfera natalizia al mondo. Avrei info da chiederti su Barra: come posso fare?
ilaria
13 Novembre 2017 at 13:39Ciao Elena, innanzitutto benvenuta nel mio blog! Riguardo alle Langhe: se ami i borghi caratteristici ti consiglio di non perdertele… per me sono state una bellissima scoperta!
Quanto alla Scozia, io sono patologica proprio… se solo potessi mi ci trasferirei all’istante!!! Se hai bisogno di info sulle isole e su Barra in particolare, scrivimi pure una mail all’indirizzo admin@ilariabattaini.it …sarò molto felice di risponderti!
Edimburgo a Natale per me resterà sempre soltanto un sogno… almeno finché farò l’attuale lavoro sigh (ho un negozio tutto mio e novembre/dicembre sono i mesi più impegnativi!), fortunata te che vivrai l’incanto della capitale nel periodo più suggestivo dell’anno! Resto allora in attesa di tue nuove, una buona giornata e a presto!
Elena Binda
17 Novembre 2017 at 11:57Ti ho inviato la mail 3 giorni fa: spero tu l’abbia ricevuta, perchè, facendo copia ed incolla, mi sono usciti una serie di simboli…
ilaria
20 Novembre 2017 at 8:04Ciao Elena, che cose strane succedono a volte sul web! La tua mail l’ho ricevuta e ti ho anche risposto subito… ma evidentemente a te non è arrivato nulla! Ho controllato e in effetti sulla tua mail compare proprio la freccina di quando si è già data risposta… ma la cosa strana è che quella risposta sembra essersi volatilizzata!!! Non compare nelle inviate, né altrove… stranissimo davvero! Questa è una mattina un po’ complicata per me, ma ti riscriverò entro sera. Chiedo scusa e ti auguro una buona giornata
Antonella Gorini
23 Novembre 2017 at 17:49Ciao Ilaria, sono stata tre volte nelle Langhe, ma alcuni paesini di cui parli non li ho visti, per cui faccio tesoro dei tuoi consigli e la prossima volta non mancherò di visitarli…
Foto splendide come sempre, ancor più belle in veste autunnale… Brava!!!!
ilaria
23 Novembre 2017 at 19:32Che dire Antonella? Le Langhe sono state una bellissima scoperta anche per me! E considerando la distanza contenuta, conto di poterci tornare presto, per scoprire magari altri angoli suggestivi… anche in stagioni diverse, seppure l’autunno credo sia veramente il top!!!
Grazie di cuore per l’affetto con cui mi segui sempre! Un grande abbraccio